Ogni tanto anche la quiviesposta gatta Pampalea si concede il lusso di una canzone. Quella di oggi l'ha scritta un interessante e poliedrico umano chiamato Marco Rovelli. Ha lo stesso titolo di un'altra canzone, sicuramente più famosa come più famoso è il suo autore; ma che volete che gliene importi della fama, a una gatta nera tenutaria d'un blogghino di periferia.
GIROTONDO
Guarda quanto s'approssima il giorno
che non ci si può sporger più in là
e bisogna che togli di torno
chi a te essere simil non sa
Guarda quanto è fonda la notte
non ci sono che lupi oramai
tu da solo ti farai giustizia
anche se luce non ne vedrai
Guarda quel fuoco che s'alza davanti
brucia ogni cosa che voce non ha,
guarda le fiamme che s'alzan d'intorno
in ogni campo un nemico ci sta
Guarda quanto rigoglio di roba
occhi gonfi di specchi e irrealtà,
cuori pieni di vuoto e paura
mano che tutto consumerà
Guarda il marchio dell'uomo nuovo,
testa alta e fierezza gli dà,
brucia il senso di un tempo sbagliato
lava colpe che lui non ha
Guarda quel passo dell'oca che avanza
in vesti morbide, così charmant,
guarda quell'uomo che ride da squalo
sta digerendo la sua civiltà
Guarda che bello questo girotondo
che la terra cascare ormai fa
guarda che rotola in un precipizio
con gli occhi chiusi a questa immensità
E si spalanca il mondo e cade nell’aperto
La bocca si apre muta al suo deserto
E si spalanca il mondo in viscere e parole
Versate e messe a seccare al sole
Si versa il sangue sparso, si aprono le vene
si perde tutto ciò che ci appartiene
Si versano le lacrime, hai lacrimato troppo
Si spalanchi la luce nel tuo occhio
E orbite e fuochi, e atomi innocenti
inclinano ad ignoti movimenti
E l’universo è solo un attimo d’incendio
Inclina il cuore all’ultimo dispendio
E non c’è mai scampo allo spazio aperto
Accoglie il sangue il prossimo deserto
E vive il sangue un nuovo ricambio di stagione
Il cuore ha la sua rivoluzione.
che non ci si può sporger più in là
e bisogna che togli di torno
chi a te essere simil non sa
Guarda quanto è fonda la notte
non ci sono che lupi oramai
tu da solo ti farai giustizia
anche se luce non ne vedrai
Guarda quel fuoco che s'alza davanti
brucia ogni cosa che voce non ha,
guarda le fiamme che s'alzan d'intorno
in ogni campo un nemico ci sta
Guarda quanto rigoglio di roba
occhi gonfi di specchi e irrealtà,
cuori pieni di vuoto e paura
mano che tutto consumerà
Guarda il marchio dell'uomo nuovo,
testa alta e fierezza gli dà,
brucia il senso di un tempo sbagliato
lava colpe che lui non ha
Guarda quel passo dell'oca che avanza
in vesti morbide, così charmant,
guarda quell'uomo che ride da squalo
sta digerendo la sua civiltà
Guarda che bello questo girotondo
che la terra cascare ormai fa
guarda che rotola in un precipizio
con gli occhi chiusi a questa immensità
E si spalanca il mondo e cade nell’aperto
La bocca si apre muta al suo deserto
E si spalanca il mondo in viscere e parole
Versate e messe a seccare al sole
Si versa il sangue sparso, si aprono le vene
si perde tutto ciò che ci appartiene
Si versano le lacrime, hai lacrimato troppo
Si spalanchi la luce nel tuo occhio
E orbite e fuochi, e atomi innocenti
inclinano ad ignoti movimenti
E l’universo è solo un attimo d’incendio
Inclina il cuore all’ultimo dispendio
E non c’è mai scampo allo spazio aperto
Accoglie il sangue il prossimo deserto
E vive il sangue un nuovo ricambio di stagione
Il cuore ha la sua rivoluzione.