giovedì 4 novembre 2010

Pampalea sta con Cassano


No, ehm, forse non ci siamo capiti. Vabbè che in questo paese ne accadono di tutti i colori, ma ancora un calciatore che ha una liaison con una gatta nera non s'è proprio visto; insomma, volevo soltanto dire che, nella querelle tra Antonio Cassano e il presidente della Sandoria, il petroliere & banchiere Riccardo Garrone, io sono, e decisamente, dalla parte di Cassano. Come Paolo Villaggio, del resto; e non me ne stupisco. Villaggio ama i gatti, e quindi ama anche Cassano. Non c'è versi. Chi ama i gatti, graffia, ha inventato il dottor Kranz, ha scritto Carlo Martello assieme a De André e gira per i tetti delle città non può stare proprio dalla parte di un vecchio paperone permaloso. Sta dalla parte del genio e della fantasia, ed anche di chi si è ribellato al padre-padrone.

Ora, poiché questo paese di vegliardi bavosi ultimamente fa uno schifo inenarrabile anche nel pallone, uno come Cassano bisognerebbe tenerselo caro. Come un ultimo baluardo. Non bisognerebbe parlare di cassanate, ma del grigiore tecnico e umano che i pedatori italiani hanno in abbondanza. Si parla delle cassanate, e non delle fascistate dei Buffon, degli Abbiati e di tanti altri. Oltretutto, dopo avergli finalmente concesso la patente di "testa a posto" con tanto di giovane moglie e bambino in arrivo, il padre-padrone gli va a rompere i coglioni a casa, con la moglie che ha una gravidanza difficile, per andare a ritirare ciò che Cassano ha giustamente chiamato un premio di merda. D'accordo, prende i miliardi. D'accordo, con quel che guadagna Cassano in un giorno ci camperebbero per mesi diverse persone. D'accordo, non è Maradona; ma è grazie ai Maradona, e un po' anche ai Cassano, che questo "sport" ancora non è del tutto morto. Per questo vogliono toglierli di mezzo.

E ha fatto benissimo, Cassano, ad essere un essere umano a tutto tondo. Un giovane che vuole restare accanto alla moglie che non sta bene. Ha fatto benissimo a mandare in culo il padre-padrone, al di là dei contratti. E il padre-padrone petrolierbanchiere, naturalmente, gliela ha fatta pagare; come nelle vecchie famiglie dove il patriarca cacciava di casa il figlio degenere, per poi magari andare a biascicare ostie in chiesa sulla parabola del figliol prodigo. Bene che quel vecchio di merda se ne sia sentite dire quattro sul muso. Fuori rosa? Ne troverà mille di altre squadre, Cassano. Anche se, personalmente, spero che torni a giocare nella sua Bari. Con sua moglie e suo figlio. E con le sue giocate che a volte fanno alzare in piedi. Chi fa alzare in piedi, attualmente?

La cosa singolare, ma non troppo, è che a Genova intervistano la gente, quelli che fino al giorno prima lo applaudivano spellandosi le mani, e che ora lo ha già rimosso. Il giornalista va dagli operai immigrati albanesi tifosi della Sandoria, e questi danno ragione al padrone. Uno dice: "Se io offendo il mio padrone, questo giustamente mi caccia via". Ha imparato alla svelta, l'albanese operaio, a uniformarsi alla schiavitù. Magari non gli passa nemmeno per la testa, mentre fa quell'ardito paragone, che il padrone potrebbe essere offeso perché ti fa lavorare dodici ore al giorno su un'impalcatura per una miseria. Perché ti tratta come una merda da profitto. Oppure anche perché ci hai una moglie o un figlio che stanno male, e ti tocca andare a fare lo straordinario al sabato o di notte. Cassano, certo, non è un operaio. Ma non è neanche una macchinetta da sfruttare per i premi idioti, e per i capricci o gli impegni presi dal sor padrone. A suo onore, non l'ho mai visto comparire in una pubblicità; ma forse è perché lui fa le cassanate e manda in culo i presidenti.

E così, anche i suoi tifosi, massa di schiavi massificati, gli hanno voltato le spalle. Già magari si augurano che faccia una brutta fine; e, del resto, una brutta fine la hanno fatta spesso proprio coloro che hanno fatto del calcio una magia immortale. Gli irregolari. George Best. Garrincha. Gigi Meroni. Quelli che non ci sono stati. Quelli che hanno urlato sulle scale. I tifosi della Sandoria, in questo momento, mi fanno decisamente schifo. A parte Paolo Villaggio. E forse lo avrebbe difeso e capito anche il genoano De André, così come lo capisce e lo difende una gatta nera di fede Viola, peraltro ben cosciente che i tifosi della sua squadra sono ora tra i più incommensurabilmente imbecilli che si possano immaginare. Anche perché qualcuno dovrebbe andare a dire al dottor Garrone Riccardo, assicurandosi che prima si sia incollato bene la dentiera, che alla fin fine tutti si ricorderanno di Cassano Antonio da Bari Vecchia, e non di lui.