domenica 30 ottobre 2011

Evoluzione di un vecchio detto


Esiste, in questa città, una stradina non centrale che è rimasta un mondo a sé, anche nel nome: si chiama Via Luna. Difficile pure trovarla, se non si sa bene dov'è: ad esempio, un suo ingresso è nascosto sotto una volta che dà su un marciapiede. Via Luna, posto da gatti par excellence; dentro, tutta una serie di cortili e borghetti, giardini e persino un polo sociale che forse aspetta uno Shackleton per essere esplorato. Nel frattempo mi son data ad esplorarla io, e vi ho scoperto, su un muro, un'interessante evoluzione di un vecchio detto. Se prima, quando pioveva, c'era il classico governo ladro, via Luna ci propone una variante parecchio gustosa.

martedì 25 ottobre 2011

Nuovo quotidiano in vista: il Giornale di Sollicciano


Il popoloso quartiere di Sollicciano, al confine tra questa città e Scandicci, aveva sicuramente bisogno di un organo di libera stampa che lo rappresentasse e che ne perorasse gli interessi; detto, fatto. Stante il non eclatante successo del Giornale della Toscana, il suo signore e padrone Denis Verdini, ex macellaio fivizzanese trapiantato in riva al Bisenzio divenuto poi impeccabile banchiere e infine coordinatore nazionale del PdL (che non è l'abbreviazione di Partito de' Lavoratori), ha pensato bene, e finalmente, di riconvertirlo.

Più volte ritenuto sull'orlo della chiusura e totalmente screditato anche dai suoi stessi potenziali lettori (che, a parità di cialtroneria e servilismo, continuano a preferire comunque La Nazione arricchita dagli impareggiabili corsivi di un Franco Cangini), il "foglio giallo" di via Cittadella si è contraddistinto negli anni della sua inesistenza, oltre che per il totale asservimento agli interessi di Silvio Berlusconi e per aver tentato di fungere da "quinta colonna" nella "rossa Toscana", per tutta una serie di degradi, paure, insihurezze, cittadini esasperàhi e porverière frammiste peraltro a grosse dosi di pallone, gòssippe, xenofobia, culi gnudi e menzogne; la gara con la Nazione (e anche con Repubblica, va detto) si è però dimostrata senza storia. Nemmeno i recenti fatti di Roma, dove il Giornale della Toscana ha ovviamente chiesto a gran voce ergastoli, gogne, patiboli e delazioni nei confronti dei violenti manifestanti, sono serviti ad evitare che l'agognato braccio secolare si rivolgesse in men che non si dica nei suoi confronti; e così ecco che, oggidí, l'ex macellaio & banchiere si è ritrovato (in mezzo ad altre irregolarità, grassazioni, concussioni, arricchimenti illeciti & reati varij) indagato anche per truffa in un'inchiesta della procura di Roma relativa ai finanziamenti pubblici erogati a quel liberissimo quotidiano. E non si parla di noccioline: gli inquirenti stanno sequestrando 10 milioni di euro, tra i quali una parte dei finanziamenti ricevuti illecitamente. A mo' di indennizzo, però, alla banda del Giornale della Toscana sono state incerimoniosamente erogate una ventina di perquisizioni, che mi risultano essere assai di più di quelle ammannite ai presunti black bloc fiorentini nei giorni scorsi. Solo che, tanto per essere corretti, di vero e proprio "blocco nero" si dovrebbe casomai parlare per quest'accozzaglia di faccendieri, fascisti, pennaioli, politicanti e piduisti (anzi, pitreisti, visto che nell'inchiesta pare entrarci anche la famigerata P3).

Insomma, Verdini & Co., vista la malissima parata che si sta prospettando per loro e per il Giornale della Toscana, hanno pensato di rendersi utili almeno per una volta nella loro vita; dismettendi i locali di via Cittadella, hanno iniziato il trasloco in quelli (invero ben più spaziosi, anche se suddivisi in una miriade di anguste stanzette) di Via Girolamo Minervini n° 2, dei quali offriamo una bella immagine nella foto sotto il titolo. La zona, seppure un po' umida e nebbiosa nei mesi invernali, è ottimamente servita (autobus n° 80) e non vi sono problemi di parcheggio (anche se, francamente, dubito che la proprietà e i redattori possano servirsi dell'automobile una volta varcato l'ingresso di quello stabile). Il novissimo Giornale di Sollicciano, al quali porgo il mio più caloroso benvenuto, saprà certamente ritagliarsi uno spazio importante nell'editoria locale; la proprietà e la redazione avranno del resto abbondanza di tempo da dedicare alla loro attività, allietata dagli ottimi pasti del Casanza Restaurant, e senza doversi più preoccupare di odiosi attentati dato che, mi garantiscono, la nuova sede è protetta assai bene.

mercoledì 19 ottobre 2011

Premiata ditta traslochi "La Nazione"


In un suo impareggiabile "reportage" di ieri, la Nazione ha effettuato una profondissima disamina delle realtà antagoniste di questa città (vale a dire dei black bloc). Prima di procedere, sento il bisogno di profferire un miagolio di ribrezzo, di rizzare il pelo e di far assumere alla coda la forma di un forcone pronto all'uso.

Sinceramente, mi piacerebbe almeno una volta poter osservare di nascosto (e a noialtri gatti la cosa dovrebbe riuscire non difficile) lo scribacchino che redige siffatti articoli, magari per uno stipendio di precario. Gli tocca un giorno parlare di Mihajlovic, quello dopo di una vecchia inciampata in borgo Tegolaio, quello dopo ancora del degrado in qualche quadrilatero della paura e infine gettarsi nel mondo del violento antagonismo. Come dire: è proprio un gran mestiere di merda!

Il risultato è, come è lecito attendersi, una serie impressionante di cazzate da presentare in pasto al pensionato che, la mattina, sbava sul cappuccino e si sbrodola la giacca con la pastarella alla crema. Senza i bar e senza i pensionati, del resto, la Nazione sarebbe pressoché finita. Così mi piace figurarmi, appunto, un pensionato dalle parti dell'inizio di Via Pisana, vicino a Porta San Frediano, cui stamani, mentre leggeva il suo quotidiano preferito (che, tirchio com'è, si guarda bene dall'acquistare dal giornalajo), dev'essere preso un colpo.

Aaaaahhhhhhh! Nooooooooo!!!! Tazza col cappuccino che descrive una piroetta planandogli sui pantaloni; bignè farcito mezzo sulla camicia appena stirata, e mezzo di traverso tra la dentiera e l'epiglottide. Sí, perché nel famoso reportage di cui sopra, quello sugli antagonisti e sui black bloc che mettono le città ferro ignique, la più famigerata di tali entità, il CPA Firenze Sud, gli è stata spostata dalla Nazione esattamente sotto casa.

Si legge infatti nell'articolo che il CPA si troverebbe in Via dell'Anconella. Ora, Via dell'Anconella è una tranquilla (e graziosa) stradina che unisce via Pisana al Lungarno del Pignone, poco fuori Porta San Frediano e in prossimità del celeberrimo ex cinema Universale. Insomma, la Nazione ha proditoriamente spostato il centro sociale da via di Villamagna, a Gavinana, nel quartiere del Pignone. Un'organizzatrice perfetta di traslochi, visto che spostare tutto l'ambaradan del CPA in una sola notte non è certamente cosa da poco!

Il fatto che il CPA si trovi a pochissima distanza dall'Anconella, ma quella dell'acquedotto, per la Nazione significa poco: e porco diavolo, se l'acquedotto è all'Anconella, la strada dev'essere per forza via dell'Anconella! E, invece, la toponomastica cittadina è traditrice. Insomma, l'Anconella dell'acquedotto si trova circa a cinque chilometri di distanza da via dell'Anconella; e l'articolista si è ben guardato dal rileggere un'attimo la sua fatica, evitando così la consueta figura di guano e, più che altro, di far venire un ictus a un povero pensionato preoccupato di ritrovarsi in preda ai facinorosi.

Si sarà immaginato, poveraccio, che avessero occupato il Gazometro, struttura peraltro ottima per fungere da patibolo. Si sarà precipitato di corsa in casa berciando: "Maria! Maria! Arrivano i blecchiblocchi, l'ha detto la Nazione! Bisogna vendere subito casa e andare a stare da tua sorella in via di Villamagna al 27! "

Nella foto: il Gazometro di via dell'Anconella.

lunedì 17 ottobre 2011

Indignata una sega!


Scusate, cosa mi avete chiesto? Se anch'io, per caso, sono "indignata"? Per vostra norma e regola, un gatto non si indigna per niente: si i-n-c-a-z-z-a. E la sottoscritta, in questi giorni, è incazzata parecchio (come si può vedere dalla foto soavemente scattatami dall'amico Sussi, che non si dovrebbe incazzare perché ci ha il cuoricino tanto malato, ma che invece non gli si sta intorno).

Datemene qualcuno fra le unghiette, di quegli "indignati" che si stanno, in queste ore, divertendo a fare da delatori organizzati con i loro video, le loro paginette "Facebook" di merda, le loro nonviolenze da barilotto e i loro giornali nazisti, come il Repubblika Beobachter. Lasciatemelo per dieci minutini, non di più; ci penso io a fargli passare la voglia di "indignarsi".

Magari, così, l'Oberführerkommandant Von Pietren, dopo avere invocato la legge Reale, proporrà anche di istituire un lager per gatti; magari Der Skalfari-Stürmer inviterà caldamente a denunciare in ogni modo possibile quei maledetti felini, specie se neri; del resto, chi c'è più "black (cat) bloc" di noi? E non provateci nemmeno a riprenderci coi videofonini; siamo troppo più veloci di quelle vostre stupide macchinette. Neanche il tempo di fare "clic" e vi siamo già addosso, e non certamente per fare il pane o le fusa. Al posto dei soliti topi, come "regalino" d'ora in poi vi portiamo un bell'indignato; come coniglio o come verme andrà benissimo.


giovedì 13 ottobre 2011

Vai dove ti porta la coratella


Alla fine la logica ha avuto il sopravvento: poiché i libri che scrive sono assimilabili a prodotti di largo consumo, finalmente Susanna Tamaro si è decisa a andare a presentarli e firmarli in un supermercato. Per la cronaca, almeno in questa città tutto questo avverrà presso il centro commerciale SuperStore Esselunga di via del Gignoro, venerdì 14 ottobre: assolutamente da non perdere, insomma. Tre chili di zucchero, scatolame vario, la pasta coi punti Fragola, la carta Fìdaty, le frattaglie per il gatto e Per Sempre. L'Esselunga, del resto, ama non poco la grande letteratura: dopo il pamphlet contro le "Coop rosse" scritto direttamente dal suo padrone, Falce e carrello, fatto ritirare ex lege dalla vendita dopo che è stata persa una causa per diffamazione, si vede che l'Esselunga aveva bisogno di riempire i vuoti venutisi a creare; e che cosa c'è di meglio della campionessa antiabortista, anticomunista, ferrarista (nel senso di Giuliano Ferrara) e autrice dei più melensi best-seller della storia? "Un amore che permane e resiste e che è, soprattutto, impossibile": così viene descritta l'ultima immensa fatica della Tamaro, quella che appunto verrà presentata venerdì al SuperStore; resta naturalmente da vedere dove esattamente avverrà questo decisivo evento letterario, se davanti al banco dei surgelati o in prossimità degli scaffali delle verdure fresche. Ritengo più probabile quest'ultima ipotesi, date le note posizioni "animaliste" della Tamaro la quale ha definito l'industria alimentare della carne come "il più grande crimine dei nostri tempi"; immaginatevi un po' se l'ipermercato decidesse di farle firmare i libriccini davanti al reparto macelleria! Sono comunque certa che il libro della Tamaro si sarebbe venduto comunque un tanto al chilo, nel pieno solco della procreazione letteraria assistita in cui la scrittrice triestina è specializzata e senza che, purtroppo, nei suoi confronti venga organizzato alcun referendum.

domenica 9 ottobre 2011

Né dio, né padrone....


In questi ultimi giorni, facciamo una ventina, la sottoscritta ha avuto parecchio da fare; soprattutto occuparmi dell'amico Sussi, che -come dire- ha avuto qualche lieve problema di salute. Ieri, però, il Sussi non ha resistito e ha voluto recarsi alla Vetrina dell'editoria anarchica, che sta svolgendosi in questa città, pur tra qualche comprensibile affanno e mille attenzioni; ovviamente l'ho accompagnato, anche per andare a trovare una mia cara amica e compagna (quella che, da sempre, fa da fotomodella per i manifesti anarchici con aria un po' incazzata). Certo che, per noialtri gatti, codesta vetrina è davvero qualcosa di familiare; prova ne sia che siamo un po' dovunque, dai libri ai poster, dalle spille alle borse per la spesa. Proprio così: le borse della spesa. Ne ho trovata una, che ovviamente il Sussi si è immediatamente comprato a un prezzo più che politico, dove un muso di gatto nero (in tutto e per tutto simile a quello di Redelnoir) sormonta una dicitura che ritengo indimenticabile: Ni Dieu ni maître ni croquettes (che in toscoumano sarebbe: Né dio né padrone né croccantini). Credo che soltanto un gatto potrebbe spiegare adeguatamente che cosa significhi la dittatura del croccantino, che ci è stato imposto come alimento standardizzato negli ultimi venti o trent'anni! Poi sono venuta a sapere che si tratta addirittura di un fumetto (con relativo cartone animato) creato nel 1998 da Pat e Manu Larcenet:


Che dire? Ho come la vaga impressione che mi darò parecchio da fare per avere una copia di quel fumetto, e che saprò parlarvene ancora in futuro. In Francia, o comunque nei paesi di lingua francese, la cosa è diventata anche uno stencil che si vede parecchio sui muri: