lunedì 11 ottobre 2010

Il prefetto, il terrorista Lucio, i fascistelli e le salme


Il signore che vedete in questa immagine è uno dei numerosi, in Italia, che non hanno assolutamente un cazzo da fare da mattina a sera. Di mestiere farebbe il prefetto; si chiama Paolo Padoin (sembra che si pronunci padoìn e non paduàn), prima "lavorava" a Torino e ora, invece, lo hanno mandato in questa città a prefettare a dritta e a manca. Evidentemente, nel suo cospicuo tempo libero (immaginiamo altrettanto cospicuo del suo stipendio pagatogli dalla collettività, in quanto servitore dello Stato), dev'essersi accorto anche lui che alla gente, generalmente, dei prefetti non importa una sega; tant'è vero che si è sentito persino di scrivere un best-seller intitolato, ebbene sì: Il prefetto, questo sconosciuto. Talmente sconosciuto che non lo conosce nemmeno il prefetto stesso. E s'ha a andà benino!

Non contento, per ingannare il tempo (e deve averne talmente tanto da metter su una bella serie d'imbrogli...), il prefetto Padoin gestisce anche un fondamentale sito internet, Rinnovare le istituzioni; ed è bene andare a dargli un'occhiatina per rendersi conto un po' meglio con chi si ha a che fare. Più che di "rinnovare le istituzioni", sembra infatti di essere davanti al consueto, solito, usuale Ammazzasette in salsa statale. A parte la "legalità" e la "sicurezza", cosa che non fa oramai distinguere un prefetto dall'ultimo pizzicagnolo che ciancia sugli articoli della "Nazione", i link sono tutta una serie di care, vecchie istituzioni repressive e pugni di ferro, conditi con gli immancabili terroristi, coi parenti delle vittime (quelli delle vittime "buone", perché delle tante vittime dei questurini -anche recenti- invece non se ne parla), e con considerazioni varie & tarzanesche sulle proprie imprese: ovviamente sgomberi di centri sociali, squatters in galera eccetera, eccetera. Insomma, il prefetto questo sconosciuto sembra quasi un clone di un Prosperini qualsiasi. Ve lo ricordate lo sradicatore di centri sociali poi finito in gattabuia?

Insomma, altro che "rinnovare le istituzioni". Il prefetto sconosciuto è invece il solito fascista tutto "law & order", tutto repressione, tutto sgomberi, tutto espulsioni, tutto "soddisfazione per le operazioni". E, naturalmente, poiché a questa città non vogliono molto bene "lassù dove si puote", da Torino ce lo hanno mandato come regalino. Il che la dice lunga, e persino lunghissima, sul vero scopo di chi blatera di "legalità" e "sicurezza". Queste due parole, attualmente, significano una sola cosa: Repressione totale di ogni forma di dissenso. Il prefetto Padoin incarna perfettamente tutto ciò, nella sua pur palese nullità: a tale riguardo, il suo sito riserva una "chicca" davvero imperdibile. Articoli e articoloni sul "caso Battisti" (immaginando ovviamente su quali posizioni...), un'autentica ossessione patologica per il "terrorismo", e poi per lui il "terrorista" è Lucio Battisti. Non ci credete? Andate pure a vedere qui. Come dire: prima o poi questi personaggi finiscono sempre per annegare nel ridicolo. Ci è annegato Prosperini e ci annegherà anche lui.


A proposito di ridicolo. La piazza che vedete qua sopra è Piazza S. Marco. Una piazza di questa città. Da cinquant'anni e rotti non c'è manifestazione studentesca che non inizi da Piazza S.Marco. È una piazza che ha fatto la storia di generazioni di studenti, e che continua a farla anche in questo particolare momento dove la scuola pubblica è in via di smantellamento a cura di un ministro di un governo che, peraltro, sta smantellando non solo la scuola ma anche quel che resta (poco) della civiltà e della libertà di questo paese. Lo stesso paese che permette a un Padoin Paolo di fare il prefetto, peraltro.

Il quale Padoin, prendendo spunto dalla manifestazione dell'8 ottobre contro lo smantellamento della scuola pubblica (una manifestazione tranquillissima sporcata solo da quattro o cinque fascistelli senza più casa che, non avendo né credito e né seguito alcuno in questa città, sono tornati a esercitare la cara, vecchia provocazione appoggiata dai questurini e dalle istituzioni), se n'è venuto fuori con la minaccia di vietare ogni manifestazione in Piazza San Marco e nelle vie adiacenti. Quasi fosse un'azione concertata tra il sor Prefetto e i fascistelli, ché tanto son della stessa identica pasta. I fascistelli ggggiòvini fanno la provocazioncella (peraltro manco toccati), emettono il comunicato, fanno l'interrogazione e il Prefetto raccoglie la palla al volo. Ma forse ancora non si è reso conto di quale pasta sia fatta questa città. È una città, questa, dove ancora, persino nelle istituzioni, c'è qualche persona che ragiona e che intima l'altolà. Mi pregio di dirne il nome, perché merita rispetto: si chiama Ornella De Zordo, è una docente universitaria e consigliera comunale, e ha rivolto al prefetto Padoin delle parole chiarissime durante l'ultima seduta del consiglio comunale. Parole che riproduco integralmente:

De Zordo (perUnaltracittà): “Manifestazioni studentesche, tutelare l'agibilità delle strade cittadine”
“Luogo delle relazioni di una comunità, che vive e si esprime, e non solo che compra e vende”

"L’ossessione securitaria sta passando il limite. Se è comprensibile da parte di chi vagheggia ancora un ordine fatto di stivali e manganello, meno lo è per altri. Non è in nessun modo accettabile che sia negata a priori l’agibilità di piazza San Marco, in cui da 50 anni si svolgono le manifestazioni degli studenti e non solo. Si vieterà poi via Cavour, o via Lamarmora? Si confinerà ogni manifestazione in viale XI Agosto, così non disturba? Alla fine si vieteranno definitivamente? La tradizione democratica e la libertà di espressione e di manifestazione non può essere messa in discussione, né da un questore né da un assessore. Lo spazio pubblico della città è, e resta, appunto pubblico, le piazze del centro sono state, e sono, il luogo in cui i cittadini si trovano, si raccolgono, discutono festeggiano o protestano. Evidentemente qualcuno è talmente abituato a considerare la città come un gigantesco outlet, che ha perso di vista ciò che invece è davvero: luogo delle relazioni di una comunità, che vive e si esprime, e non solo compra e vende. Stesse considerazioni per le reazioni scomposte dopo la manifestazione di venerdì: si invoca il pugno di ferro e la massima severità, per cosa? Per un fumogeno? Non c’è stato alcun problema di ordine pubblico, nonostante l’apparire di un paio di provocatori neofascisti, e allora di cosa stiamo parlando? Se c’è stato “disturbo” chiedetene conto al ministro Gelmini, che ha come unica missione quella di distruggere la scuola pubblica; noi ringraziamo chi si oppone, nelle scuole, nelle università, e anche in piazza".

Semplicemente applausi. L'intervento della De Zordo mette concisamente in luce tutta la questione. Città non più come luogo di espressione e partecipazione, ma solo come punto-vendita (e, a tale riguardo, anche l'ossessione sul degrado di San Lorenzo si iscrive esattamente in quest'ottica). "Pugni di ferro" e "manganelli" che nascondono, in nome della "sicurezza", soltanto la voglia di mettere il bavaglio a qualsiasi forma di protesta e di dissenso. La manovalanza, rappresentata da pochi fascistelli senza nessuna credibilità e senza nessun seguito, e i "piani nobili" dove si pianificano le "operazioni". E lo chiamano rinnovare le istituzioni. Il prefetto Padoin Paolo incarna perfettamente i prefetti del 1921, che davano via libera alle squadracce; e si vide poco dopo come furono rinnovate le istituzioni. Per questo è giustificato, anche dal punto di vista storico, definirlo un fascista, quale che sia la crocetta che appone sulla scheda elettorale. Minacciare di vietare una piazza cittadina alle manifestazioni di protesta è un atto fascista e repressivo di una gravità inaudita. Minacciare di farlo servendosi dei piagnistei di un pugno di provocatori verso i quali la città è assolutamente indifferente, è ancora più grave.

Tanto più che, in Piazza San Marco e in qualsiasi altra piazza, anche se vietata, gli studenti e chiunque intenda protestare rimetterebbero immediatamente piede fregandosene altamente del sor prefetto manganellante. Il che creerebbe, ovviamente e stavolta sì, dei problemi di ordine pubblico. Dev'essere talmente sconosciuto al Padoin, il mestiere di Prefetto, che non lo sa neppure fare nonostante i libriccini che scrive e nonostante il suo sitacchione. A meno che, com'è altamente probabile, il suo vero mestiere non sia affatto quello di "rappresentante dello Stato in una città", bensì quello di creare situazioni che giustifichino azioni e operazioni repressive. Insomma, nient'altro che un volgare provocatore al pari dei cinque o sei ragazzotti che fanno finta di essere "pestati" per poi andare a lagnarsi dagli amichetti in via Zara o in via Giacomini. Un provocatore, però, che ha un certo grado di potere; è quindi necessario opporglisi con ogni mezzo. Deve vedere fin da subito che qui non c'è trippa pe' gatti. E che lo veda con l'opposizione di una consigliera comunale, ed anche di un cittadino qualsiasi come il sottoscritto, il quale non si perita affatto di dirgliele sul muso. Esponendosi, nonostante in questo blog faccia finta di essere una "gatta nera". Tanto risalire a chi sono è una cosa elementare; ci riuscirebbe anche un bambino, e persino un prefetto.

La cosa sarebbe finita qui, però mi corre l'obbligo di spendere due parole anche su uno dei fascistelli della manovalanza.


Eccolo qui. Si chiama Matteo Calì, ha un blog dove vieni accolto da Franco Califano, da Italie protagoniste, dalla Serie A dilettanti, dal Fantacalcio dichiarato "quasi un secondo lavoro" (ci si potrebbe ragionevolmente domandare quale sia il primo...), da un certo "ispettore Coliandro" e da altre amenità del genere. Sembra che il Calì in questione sia pure consigliere nel Quartiere 3, luogo dove da anni si fa sbeffeggiare ogni qual volta se ne presenta l'occasione. E poiché si definisce l' "altra faccia della Politica", occorrerebbe anche dire che 'sta Politica dovrebbe seriamente cominciare a guardarsi da simili "altre facce".

Orbene, proprio sul suo blog, questo italiano fantacalciatore, califanato e coliandrato ci propone un autentico concentrato di insipienza, bile, banalità, ipocrisia e nullità. Ma è anche una cosa che la dice sufficientemente lunga su di lui, su quelli come lui, sui loro "centri di aggregazione" che oramai non si sa nemmeno più dove siano e se ci siano, sulle loro "Case" più o meno "-ggì", sulla loro vecchiezza, sul loro eterno puzzo di cadavere. Il tono dell'articolo riportato è indicativo. "Non ci sono più i fascisti", dice; ma, gratta gratta, riaffiorano cose interessanti e antiche. Le "zecche" e la "gente sporca che non si lava". Righe di insulti che fanno trasparire perfettamente quale sia la materia da cui è formata questa gente qui. Gente sporca che non si lava? Bisognerebbe sentire che odorino provenga allora dai Calì e dai suoi (scarsi) compari, una volta tolta la giacchina blé e la camicina bianca. Si sentirebbe odore di decomposizione avanzata. Non abbiano quindi la benché mimima paura: anche volendo, a delle salme imputridite non si potrebbe fare alcunché di male.