lunedì 31 dicembre 2012

Pampauguri !




D'inverno, come tutti sanno, noialtri gatti si dorme ancora più del solito. Scannatevi e agitatevi pure voialtri; noi si fa come ci va.

Però, ieri trenta di dicembre, il Sussi mi ha voluta portare con sé in un piccolo paesino tra le montagne e il mare; e sono stata parecchio contenta, devo dire. Ho anche conosciuto questi due amici del posto, assieme ai quali vorrei farvi tanti auguri, ma tanti che la metà vi basterebbe!

Leggo in giro parecchie cose contrastanti, come sempre. Chi augura e si augura; chi spera e si dispera; chi festeggia e chi dice che non c'è nulla da festeggiare. Tutto giusto. Per carità.

Quest'anno, devo dirlo, non è che io sia stata molto presente. A un certo punto sapete come funziona; comincia a non fregarmene più nulla, mi faccio i miei giri e esercito le mie percezioni. 

Magari, chissà, il prossim'anno sarà diverso.

Per ora me ne torno a dormire e, per favore, non mi scassate troppo le palle che non ho con quei troiai di botti e petardi, ché poi anche quest'anno parecchi finiranno per terminare all'improvviso l'anno nuovo appena iniziato. Bel modo, non c'è che dire!

Forse ci ri risentirà presto. Forse più tardi. Forse a primavera. Forse la primavera non esiste. Chissà; buonanotte.

mercoledì 7 novembre 2012

martedì 4 settembre 2012

Wisława e Pampalea


Morire - questo a un gatto non si fa.
Perché cosa può fare il gatto
in un appartamento vuoto?
Arrampicarsi sulle pareti.
Strofinarsi fra i mobili.
Qui niente sembra cambiato,
eppure tutto è mutato.
Niente sembra spostato,
eppure tutto è fuori posto.
E la sera la lampada non brilla più.

Si sentono passi sulle scale,
ma non sono quelli.
Anche la mano che mette il pesce nel piattino
non è quella di prima.

Qualcosa qui non comincia
alla sua solita ora.
Qualcosa qui non accade
come dovrebbe.
Qui c'era qualcuno, c'era,
poi d'un tratto è scomparso
e si ostina a non esserci.

In ogni armadio si è guardato.
Sui ripiani si è corso.
Sotto il tappeto si è controllato.
Si è persino infranto il divieto
di sparpagliare le carte.
Che altro si può fare.
Aspettare e dormire.

Che lui provi solo a tornare,
che si faccia vedere.
Imparerà allora 
che con un gatto così non si fa.
Gli si andrà incontro
come se proprio non se ne avesse voglia,
pian pianino,
su zampe molto offese.
E all'inizio niente salti né squittii.

Wisława Szymborska
1923-2012.

martedì 15 maggio 2012

Una maglietta in centro, addosso a un ragazzo svedese non biondo


"La passione per la libertà è più forte di tutte le celle"
"Passion for freedom is stronger than any jail cells"
"La passion pour la liberté est plus forte que toute cellule de prison"
"La pasión por la libertad es más fuerte de todas las celdas"

lunedì 16 aprile 2012

Non cambierebbe manco nome, pardon, cognome


Tra le meravigliose iniziative cui ci ha abituat* il sindaco Matteo Renzi, l'ultima in ordine di tempo ha del fantasmagorico. Vuole cambiare nome a una cinquantina di strade e piazze cittadine. Davvero una ne fa e cento ne pensa, il boy scout della "Ruota della Fortuna"! Ora, mi ricordo (dico "mi ricordo" perché sono una gatta παμπαλαῖα, antichissima, e quindi c'ero) che, un tempo, i nomi delle strade si cambiavano in massa in occasione di eventi particolari, quali i mutamenti di regime o roba del genere: ad esempio, alla caduta del fascismo e della monarchia tutte le pletore di viali Regina Margherita, corso Umberto, via Italo Balbo, piazza Doktor Goebbels e roba del genere diventavano viale Matteotti, corso Gramsci, via Stalingrado, piazza della Costituzione eccetera. Nelle città croate, con la fine della Jugoslavia, la gente non sapeva più raccapezzarsi: capitai a Spalato nel '93, in piena guerra, e la gente del posto era costretta a viaggiare con lo stradario pubblicato da un giornale per raccapezzarsi. Ora, d'accordo che questa città vive nella fulgida era renziana; però, cambiare addirittura il nome alle strade...!

Renzi, come primo esempio, ha scelto la povera via Tripoli. Via Tripoli è una strada del centro, vicino all'Arno e alla Biblioteca Nazionale. Una via tranquillissima e poco frequentata; io stessa, che pure sono un'indefessa girellona della mia città, ci sarò capitata non più di tre o quattro volte in vita mia. Si chiama così, è vero, dalla guerra di Libia del 1911, quando gli eroici italiani vi si fecero notare per aver inventato i bombardamenti aerei; ma ormai, porcaccia dell'eva, si chiama così da un secolo, da via Tripoli ha visto la guerra e l'alluvione, da via Tripoli ha visto persino girarvi una scena di Amici Miei, e questo le vuole cambiare il nome. Dice che "non ci azzecca nulla con Firenze"; beh, e allora? Ci azzeccherà forse, con Firenze, via Jan Palach? Si è forse dato fuoco pensando alla ribollita o gridando "forza Viola"? E via caduti di Nassiriya, ci azzecca con Firenze? Sono caduti per difendere il Nuovo Pignone? E via della Rivoluzione Ungherese? L'avranno fatta, la rivoluzione del '56, per abbattere gli Otto di Guardia e di Balia? Boh. Ho scelto apposta strade dal nuovo nome, ma potrei continuare; magari anche raccontando un episodio piccino picciò, che rende maggiormente l'idea. Non lo sa nessuno, nessuno ci avrà fatto caso; ma io sì, perché ho il viziaccio di guardare sempre intorno a me e di fissarmi su particolari apparentemente banali.

Qualche mese fa, si trattò di dare il nome ad alcune nuove arterie situate tra via delle Gore, dietro Careggi, e via delle Panche. Nella zona esiste già un'antichissima viabilità suburbana (via della Quiete. via Pietro Dazzi, via del Gioiello...) e, tra le altre, c'è anche una via della Loggia dei Bianchi. E' una stradina semisconosciuta e molto stretta che congiunge giustappunto via Dazzi con via delle Gore, andando verso Serpiolle. La Loggia dei Bianchi (tenuta in condizioni pietose da decenni, con dei tubi Innocenti arrugginiti che la puntellano) si trova esattamente a una sua estremità, e le dà il nome. Un giorno mi capita di passarci, e vedo che c'è una targa stradale nuova, sul lato destro: via Cacciaguida. "Toh", mi dico; "hanno eliminato la Loggia dei Bianchi!" Invece, poi, mi accorgo che la vecchia targa stradale c'era ancora, sul lato opposto. Una strada con due nomi?!?...

Il mistero viene risolto alcuni giorni dopo: ripassandoci, noto che la targa di via Cacciaguida è stata spostata ad una delle nuove arterie (rimaste peraltro per un paio d'anni senza nome: le altre si chiamano via Bellincione e via del Chiuso dei Pazzi, che mi rammenta un manicomio); via della Loggia dei Bianchi è tornata al suo esclusivo nome secolare. In pratica: avevano sbagliato a piazzare la targa stradale. Per qualche giorno, una strada di Firenze ha avuto due nomi, uno a destra e uno a sinistra. E ce ne saranno da aspettarsi delle belle...!

Però, almeno in qualche caso concorderei col sindaco Renzi, se volesse cambiare nome a alcune strade. Ma non via Tripoli. Toglierei, ad esempio, tutte quelle strade, alcune delle quali assai importanti, dedicate a guerrafondai, "interventisti", stronzi di "eroi di guerra", "medaglie d'oro" e quant'altro. Concentrate particolarmente nella zona di Rifredi. Una di queste è via Reginaldo Giuliani, che è probabilmente una delle vie più lunghe, importanti e trafficate di Firenze: va da Piazza Dalmazia (vi ricorda niente?...) fino al confine comunale con Sesto (dove diventa "via Gramsci") e passa per la stazione di Rifredi, per Castello e per il Sodo prima di diventare, nell'ultimo tratto, una strana e bellissima via stretta di terratetto antichissimi, di corti e cortili nascosti, di giardinetti. La numerazione civica è una delle più alte di Firenze: arriva oltre al 600 da entrambi i lati (per Roma sarebbe niente, ma per Firenze è notevole!). Bene: è dedicata a Reginaldo Giuliani, senza che nessuno abbia mai avuto niente da ridire. Reginaldo Giuliani è questo bel tipino qui. Riporto l'articolo Wikipedia, mettendo in evidenza alcune cose:

"Reginaldo Giuliani (Torino, 28 agosto 1887 – Passo Uarieu, 21 gennaio 1936) è stato un religioso, militare e scrittore italiano. Nella giovinezza scelse la vocazione religiosa, vestendo l'abito domenicano. Durante la Prima guerra mondiale combatté in trincea con gli Arditi della III armata, di cui fu cappellano militare; per il suo comportamento fu insignito di due medaglie di bronzo, una d'argento ed una d'oro. Partecipò all'Impresa di Fiume con D'Annunzio insieme agli squadristi cattolici (Fiamme Bianche) ed alla Marcia su Roma. Nel 1926 scrisse un libro collegato alla sua esperienza nella prima guerra mondiale intitolato "Gli Arditi", edito a Milano dai Fratelli Treves Editori con il sottotitolo breve storia dei reparti d'assalto della terza armata. Partecipò con entusiasmo, alla Guerra d'Etiopia, quale cappellano delle Camicie Nere. Morì nella battaglia di Passo Uarieu sotto il comando del Generale Diamanti, mentre soccorreva compagni morenti ucciso dall'esercito etiope, ed ha ricevuto la medaglia d'oro in questa occasione. Il suo corpo riposa nella chiesa di San Domenico a Torino."

Insomma, avete capito? Nella Firenze "democratica e antifascista", e perdipiù a partire da piazza Dalmazia, una delle vie più lunghe e importanti è dedicata a un prete fascista che partecipò alla Marcia su Roma e che fu cappellano delle Camicie Nere, e che morì opportunamente stiantàto dall'esercito di un paese aggredito per una guerra di conquista coloniale. Significativa una frase che pronunciò, che potrebbe essere ancora oggi perfettamente utilizzabile: "Non sarò mai costretto a scegliere fra chiesa e patria perché nel bene d’una ho sempre trovato il bene dell’altra."

Ecco, effettivamente a strade come questa sarebbe bene cambiare il nome. E alla svelta, anche. Ma, certo, anche qui vale lo stesso ragionamento: in fin dei conti è dal 1936 o giù di lì che si chiama così, e anche se si trova esattamente nel quartiere che lottò contro il nazzifascismo, vabbè. Senza contare i costi: mappe catastali, documenti personali degli abitanti, e quant'altro. Tutti i fiorentini la conoscono: da via Giuliani ci passano in migliaia tutti i giorni. Talmente nota, che quando alcuni anni fa nella Fiorentina giocò un (peraltro scarsissimo) calciatore brasiliano chiamato "Reginaldo", molti lo pigliavano per il culo chiamandolo Reginaldo Giuliani. Ma una soluzione ci sarebbe:

Non farle affatto cambiare nome.

O meglio, lasciandole il cognome. Facendola restare via Giuliani, come tutti sono abituati. Cambiando soltanto il nome: da Reginaldo a Carlo. E invece della "medaglia d'oro", "ragazzo". Si pole fa', Renzino, si pole fa'. Come dici te, che ci incastra Reginaldo Giuliani con Firenze, che tra i preti fascisti ci ha avuto ad esempio tale fra' Epaminonda Troia (di su' ma', verrebbe da dire), che faceva parte dei torturatori della Banda Carità? E chi ce lo dice che l'eroico Reginaldo Giuliani, se fosse sopravvissuto, non avrebbe fatto altrettanto...? E se a Firenze è stata dedicata una strada a un ragazzo che si è dato fuoco, perché non dedicarne una a un ragazzo con l'estintore...? Ci incastra, ci incastra. Visto che fanno i film sulla Diaz. Visto che un'altra marea di cose. Ti garba cambiare i nomi alle strade? O vediamo ora.

martedì 27 marzo 2012

Lectura Dantis



Nel traffico del centro pedala sopra il suo triciclo
e fischia forte alla garibaldina.
Il carico che piega le sue gambe è l'ingiustizia,
la vita è dura per Dante di Nanni.

L'alba prende il treno e c'è odore di porcile
sui marciapiedi della sua pazienza,
e nella testa pesano volumi di bugie.
La sera studierà, Dante di Nanni.

Trent'anni son passati, da quel giorno che i fascisti
ci si son messi in cento ad ammazzarlo
E cento volte l'hanno ucciso, ma tu lo puoi vedere:
gira per la città, Dante di Nanni.

L'ho visto una mattina sulla metropolitana
E sanguinava forte, e sorrideva.
Su molte facce intorno c'era il dubbio
e la stanchezza.
Ma non su quella di Dante di Nanni.

Trent'anni son passati, da quel giorno che i fascisti
Ci si son messi in cento ad ammazzarlo
E ancora non si sentono tranquilli,
perché sanno che gira per la città, Dante di Nanni.

Stormy Six, Un biglietto del tram, 1975.

venerdì 9 marzo 2012

Ma che avete capito...


Macché pistola e pistola!
Si tratta di un chiaro invito al sindaco Matteo Renzi ad abbandonare ogni indugio, e ad iscriversi finalmente alla nuova loggia massonica P38!
Il tempo è passato, e i numeri sono scorsi; la scoperta della P2 risale, se non erro, al 1981 e sono passati trentuno anni.
P2, P4, P5, P6, P7...P38!
Non capisco come mai tutti non se ne siano accorti; stelle a cinque punte, triangoli, piramidi eccetera, poi, fanno storicamente parte della simbologia dei liberi muratori.
E visto quanto murano liberamente questi qui...

mercoledì 7 marzo 2012

Svolta a Gavinana


Di svolte, a Gavinana, ce ne sono effettivamente parecchie: ad esempio, da piazza Gualfredotto si svolta in via Datini, da via Uguccione della Faggiola si svolta in via Erbosa (contromano, quindi si va anche a battere), dal viale Giannotti si svolta in piazza Elia dalla Costa e via discorrendo. Di conseguenza, quando stamani ho visto, durante una delle mie passeggiatine, la locandina del Corriere Fiorentino (ma icché correrà a fare...) titolare "Svolta a Gavinana", ho pensato sulle prime che si trattasse di un utile manuale per districarsi nel traffico di quel popoloso quartiere, invero assai caotico, e che finalmente quella gazzetta, normalmente inutile come tutte le altre, si fosse decisa a fare qualcosa di seppur minimamente fruttuoso per la cittadinanza. Ma icchéne. La "svolta a Gavinana" del Corriere Fiorentino era meglio precisata nel sottotitolo: "Il comune vende il centro sociale".

Ora, come tutti sanno, nel quartiere di Gavinana di centri sociali ce n'è soltanto uno, nonostante un'altra meravigliosa gazzetta cittadina lo abbia tempo fa trasferito in una notte a 5 km di distanza. Di codesta famosa "vendita" del CPA, o meglio dell'immobile comunale occupato in cui esso ha sede (l'ex scuola media "Don Facibeni" in via di Villamagna 27/A) dopo lo sgombero dell'area Longinotti in ossequio a sua maestà Ipercoop, si parla oramai da tempo e il risultato è che il CPA Firenze Sud è sempre là e nessuno lo schioda nonostante le periodiche raccolte di firme che devono aver fatto slogare i polsi ai soliti buontemponi che le promuovono, e che se le firmano regolarmente fra di loro. Però, stavolta, debbo dire che c'è stato un grosso errore da parte del Corriere Fiorentino; la realtà delle cose è differente, e la vado brevemente ad esporre.


Il CPA Firenze Sud, via di Villamagna 27/a.

In effetti, la "svolta a Gavinana" c'è stata, e di quelle assolutamente imprevedibili; è quindi comprensibile che un foglio come il Corriere Fiorentino, che i nostri nonni non avrebbero saggiamente preso per buono nemmeno per incartare le salacche, l'abbia davvero cannata di brutto. Stante infatti la telenovela della "vendita", con relativo "cambio di destinazione", la quale oramai va avanti da anni nel disinteresse generale (a parte quello degli ossequiosi giornaletti fiorentini tutti degrado, sihurezza & pallone), la sovrana assemblea del CPA ha deciso di dare uno scossone a tutta la faccenda organizzando la vendita all'asta del Comune di Firenze. Un titolo corretto sarebbe quindi dovuto essere stato: "Svolta a Gavinana - Il centro sociale vende il Comune". Un successone; senza nessun "battage", abilmente occultata tra un'iniziativa NO TAV, un concerto ska o hard-core e la normale attività del centro, l'asta si è svolta con grande partecipazione fruttando -peraltro- una caterva di quattrini per il centro sociale. Sotto lo slogan: "Vendiamolo per una Firenze migliore!", il Comune, il suo patrimonio immobiliare e ad anche gli avidi scaldapoltrone che lo occupano sono stati quindi aggiudicati al miglior offerente.

I "clou" dell'asta, tenutasi in un clima di simpatica informalità ed allietata da un'ottima cena a prezzo assolutamente modico nella quale ha fatto comparsa anche il classico e fiorentinissimo lampredotto (autentico caposaldo del CPA assieme alle penne condite con qualsiasi sugo), sono state la vendita di un antico e vasto palazzo sito in una piazza centralissima, completo di torre, che è andato alla Cooperativa Immobiliare "Arnolfo" Scarl. Interpellato appositamente, il responsabile legale della Cooperativa ha dichiarato che nella vasta cubatura dell'immobile saranno sí realizzati "appartamenti di prestigio", ma anche "servizi socialmente utili per la popolazione", promettendo l'intera torre e il locale antistante al balconcino che si affaccia sulla piazza allo stesso CPA. A sua volta, un militante del centro sociale ha prefigurato l'organizzazione della prossima "Tre giorni di musica popolare" (l'iniziativa annuale che rappresenta il "fiore all'occhiello" del centro) direttamente sulla pubblica e vasta piazza, con diretta televisiva e partecipazione di alcuni giovani promettenti nel campo dell folk music internazionale (Mikis Theodorakis, Alan Stivell, Quilapayún, Joan Baez).

Il patrimonio immobiliare e abitativo del Comune di Firenze è stato invece aggiudicato, non senza qualche remora ma dietro precise assicurazioni, all'impresa "Massoneria SPA", che del resto ha dichiarato di essere già pienamente inserita, e da tempo, nella questione. Il Gran Maestro L.G. (che preferisce mantenere l'anonimato) ha a tale riguardo dichiarato alla stampa: "L'asta organizzata dai simpatici e vivaci ragazzi del CPA ha, in fondo, soltanto sancito uno stato di fatto già pienamente esistente. Il comune di Firenze è storicamente in mano della Massoneria, e la maggior parte dei sindaci sono stati massoni. Potendo ora gestire direttamente in nostra mano il patrimonio immobiliare e abitativo, ci dedicheremo ad un'equa e sobria realizzazione di profitti. Non a caso i nostri simboli compaiono sui dollari..."


Più problematica, invece, si è rivelata la vendita del Sindaco e degli Assessori. In primis perché, abituati per natura a vendersi a chi offre di più, Matteo Renzi & co. risultavano già aggiudicati a una trentina di entità, tra le quali la Curia Romana, due o tre "cooperative rosse", la stessa e summenzionata Massoneria, un cinque o sei banche e il Club di Topolino; indi di poi, perché non si vedeva -probabilmente a ragione- l'utilità di portarsi a casa dei personaggi del genere, a parte una generica funzione di soprammobili invero alquanto "kitsch". Alla fine, Matteo Renzi se lo è aggiudicato (con grande soddisfazione di tutti) il Seminario Maggiore Fiorentino, con la promessa di avviarlo finalmente ad una severa e santa formazione ecclesiastica. Nell'aggiudicazione, però, c'entra probabilmente anche il desiderio di sfruttare le caratteristiche innate del giovane Rottamatore, auspicando la futura ascensione al Soglio Pontificio di qualcuno che possa rinovellare i fasti comunicativi e mediatici di S.S. Giovanni Paolo II. Per l'intanto, comunque, Matteo Renzi è già stato assegnato, per una consona purificazione prima dell'ingresso in seminario, al Convento Trappista "San Martino Bormann", che si occuperà della sua ferma educazione all'obbedienza ed al quale dovrà recarsi ogni mattina utilizzando esclusivamente autobus pubblici.

La Svolta di Gavinana, come si vede, effettivamente c'è stata; e non deve stupire che il Corriere Fiorentino, come sempre, abbia agito in totale spirito di dezinformacija. A meno che -come sottolineato dalla foto di apertura di questo post- le mire di certe persone non siano in realtà state indirizzate verso l'intero paese montano di Gavinana (PT), famoso per la battaglia nella quale trovò proditoria morte Francesco Ferrucci per mano del vile traditore Fabrizio Maramaldo. "Vile, tu dài a un morto!", ebbe a dichiarare Ferrucci; e anch'io, fondamentalmente, sto dàndo a dei morti. Però non mi sento per nulla "maramalda", lo devo dire. Maramào, casomai!
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martedì 6 marzo 2012

À rebours


Internet

Usenet

WCnet

Cassonet

mercoledì 29 febbraio 2012

Radyo Aut



(Pādăr năfelmem indūs to kărv nă to hiere,
kărv syelanozy y' istingīd to skemdŭr.
Pādăr tān sŭn sī syom to rhen ap to oldār
dāstāimenig kā sanōk la to pŭr.

Sī kant badīs ek to ranăd nă to kaulos
ya kant bolēt ap to tubād nă părbuntār
To sī, ārsyepăn năgoruar săn to teag
To sī, to teag sī kā karăk pod to untār

Radyo Aut
Radyo ekleudărdŭr
Radyo Aut
Radyo părbunistŭr

Pādăr năvūll estāi eno lŏ pod to sŭll
eno sŭll rhāc năsyetherăm nomēz.
Pādăr năvūll ekpratestāi pyos mān harăt
săn kās syehē syrāp in ŭst to kenēz.

Sī kant badīs yanak to rabăr nă to huntŭn
ya kant toud năsyeharăbsyă pyos
ya kol nă kmenāi flīnhantsyem rivāla
yamerkos syelī m'adcavādsyă tyos

Radyo Aut
Radyo ekleudărdŭr
Radyo Aut
Radyo părbunistŭr.)

mercoledì 22 febbraio 2012

Casapound, il ballo della sleppa



Se tu hai da tirare una sleppa
tu dovrai cercare Casapound
questo è il nome di un piccolo gruppetto
da ballargli il lissio e il cha-cha-cha
corri, corri, fascista in doppiopetto
balla balla col sound di Casapound

Casapound, nocchini sulla ceppa,
balla balla e il fascio se ne va,
Casapound, il fascio scappa in fretta,
e il questurino la fuga coprirà.

E tu avrai l'amore di ciascuno
se farai ballare Casapound
mentre li pigli a manate sulla ceppa
il tuo cuore forte batterà
un'orchestra di mille calcinculo
nella fuga li accompagnerà

Casapound, nocchini sulla ceppa,
balla balla e il fascio se ne va,
Casapound, il fascio scappa in fretta,
e il questurino la fuga coprirà.

(Ma forse inciamperà)
firulì, firulà...

E tu avrai l'amore di ciascuno
se farai ballare Casapound
mentre li pigli a manate sulla ceppa
il tuo cuore forte batterà
un'orchestra di mille calcinculo
nella fuga li accompagnerà

Casapound, nocchini sulla ceppa,
balla balla e il fascio se ne va,
Casapound, il fascio scappa in fretta,
e il questurino la fuga coprirà.
La, la, la...

domenica 12 febbraio 2012

Un omaggio dal Treggia's Blog


Il Treggia's Blog, vale a dire il blog delle "vecchie auto a Firenze" tenuto dall'amico Sussi, mi ha gentilmente omaggiata di questo post e, soprattutto, di questa foto impareggiabile e storica. Con grande piacere riproduco quindi il post in questione, ripromettendomi di farmi prima o poi fotografare su un'antica vettura completamente bianca!

"Il TB non pubblica usualmente immagini riprese da fonti indirette: ogni vettura che vi è presente è ripresa direttamente per le strade, da me o da altri. Però, per quest'immagine inviatami da Mark B. è doverosa un'eccezione.

Della targa MI A00000, la prima contenente una lettera mai emessa in Italia, si è già parlato. E', sicuramente, anche la targa parlante italiana più famosa di tutti i tempi: fu emessa il 7 aprile 1965, ed assegnata ad un'Alfa Romeo Giulia TI 1300 di colore nero. Credevo che di essa non rimanesse che la foto della targa, che infatti avevo giù pubblicato; ma non avevo fatto i conti con Mark B. e con il suo autentico Museo della Treggia. Mark B. ha tutto, ivi compresa la foto intera della Giulia nera targata MI A00000. Una foto assolutamente indimenticabile, come si vede: la felinità della targa deve aver colpito immediatamente anche il proprietario (e come sarebbe stato possibile altrimenti?), tanto da riprenderne un'immagine con sopra una bellissima gatta bianca (dico io che è una gatta, ma lo dev'essere per forza e poi è un sentito e grazioso omaggio all'amica Pampalea).

Si tratta veramente di una foto storica, non mi riesce definirla in altro modo. Le "targhe parlanti" sono consegnate al ricordo. Immaginiamoci, socchiudendo gli occhi, di vedere la vettura targata NA N00000 con a bordo Berlusconi..."

domenica 5 febbraio 2012

Tagliatelle alla foiba (ricetta)


Ieri, durante l'annuale passeggiatina nel viale Milton a cura degl'italici & valorosi eroi di Casaggì, Casseripound eccetera eccetera, i camerati aretini si sono presentati con lo striscione che si vede nell'immagine. Assolutamente ineccepibile: essendo i più fulgidi rappresentanti dei mangiaspaghetti che infestano questa disgraziata penisola, non potevano altro che fare accorato riferimento a un bel ragù con cui condire una bella pasta ribelle e non conforme. Essendo anch'io, debbo dirlo, un'amante della buona cucina, mi sono permessa di fornire ai camerati sí tanto appassionati di carne e sangue dell'Italia una ricettina che, spero, potrà soddisfare il loro afflato di culinaria italianità.

TAGLIATELLE ALLA FOIBA
Ingredienti per 4 ribelli

- 2 costole di sedano giuliano-dalmata
- 1 cipolla rossa del sangue irredento dell'Istria immortale
- 1 carota del Bogside
- 1 ciuffo di prezzemolo futurista
- 1 bottiglia di salsa di pomodoro di Rosarno
- 400 gr di carne e sangue dell'Italia
- 1 foglia di alloro dannunziano
- vino bianco nazionale
- basilico non conforme
- parmigiano cinghiamattanzato
- 600 gr di tagliatelle di Predappio

Preparazione:

1. Tritare tutti gli odori facendo il tradizionale battuto con la mezzaluna, possente siNbolo d'italica e maschia virtude. Soltanto i comunisti, fannulloni e parassiti, usano il mixer.

2. Mettere il battuto in un tegame (meglio se di tu' ma') con un po' d'olio italiano.

3. Far appassire il battuto, sebbene un battuto di odori italiani non appassisca mai nei nostri cuori ardenti. Aggiungere la carne e il sangue dell'Italia, ricavati rigorosamente da un capo di pura razza nostrana come ad esempio il seguente:


4. Aggiungere la foglia d'alloro dannunziano per dare un tocco fiumano alla ricetta.

5. Far rosolare bene la carne e il sangue dell'Italia, amalgamando al battuto con movimenti virili e degni della nostra stirpe superiore.

6. Aggiungere poi un po' di vino bianco e farlo evaporare, facendo attenzione a non appenderlo per i piedi.

7. Quando il vino sarà evaporato nell'eternità della Patria, la carne sarà asciutta e il sangue dell'Italia versato per la liberazione delle terre irredente, aggiungere il pomodoro raccolto nelle feraci terre rosarnesi dagli giojosi e operosi negri delle colonie.

8. Scavare una foiba di dimensioni adeguate e porvi un falò che produca una fiamma tricolore.

9. Porvi a cuocere l'intingolo a fuoco lento, di modo che possa assorbire tutto l'aroma della foiba. Durante la cottura, ripetersi continuamente "Io non scordo", naturalmente per toglierlo dal fuoco a tempo debito e non combinare un troiaio.

10. Il sugo dovrà restare a cuocere nella foiba per circa 1 ora e mezzo, tempo sufficiente per percorrere circa 4 volte il viale Milton avanti e indietro.

11. Cuocere le tagliatelle di Predappio in abbondante acqua salata; nel frattempo si provveda a sottoporre il parmigiano alla cinghiamattanza.

12. Scolare le tagliatelle e saltarle in padella con il ragù di carne e sangue dell'Italia.

13. Impiattare servendo con una foglia di basilico in modo da riprodurre il sacro TRICOLORE della Patria immortale. Una raccomandazione:









La compagnie des chats noirs


Un graff...grazie speciale a Adriana e Daniela K.D. che hanno segnalato questo video assolutamente FONDAMENTALE!

sabato 4 febbraio 2012

Gatti neri



1. Il casting dei gatti neri.

Nel 1962, Roger Corman dirige il film Tales of Terror (Racconti del Terrore), formato da tre episodi basati su racconti di Edgar Allan Poe: Morella, Il gatto nero e La verità sul caso del sig. Valdemar. Nel film, tutti e tre gli episodi sono introdotti da uno dei "mostri sacri" della cinematografia del terrore, Vincent Price, che ugualmente vi recita assieme a Peter Lorre e a Basil Rathbone (forse il più noto Sherlock Holmes del cinema di tutti i tempi, ma che svariò dai personaggi shakespeariani a Robin Hood e persino a Zorro).

Il secondo episodio, Il gatto nero, è in realtà una "contaminazione" tra due racconti di Poe: lo stesso The black cat e The cask of Amontillado (in italiano: Un barile di amontillado). Qualche appassionato di fumetti si ricorderà forse di quest'ultimo per la resa che ne venne fatta dallo Uncle Creepy (in italiano: Zio Tibia) nelle raccolte Warren, dove il protagonista, l'intenditore di vini Fortunato Luchresi, viene prima attirato in una cantina sotterranea da Montresor Herringbone con la promessa dell'assaggio di un prezioso vino spagnolo (l'amontillado è una varietà di sherry), e poi murato vivo in costume da buffone di corte (la scena si svolge durante il carnevale). Nel film, invece, Montresor (interpretato da Peter Lorre, l'indimenticabile serial killer di bambine in M di Fritz Lang) odia sua moglie Annabelle e il suo gatto nero. Una notte, mentre vaga per la città, entra in un locale dove si sta svolgendo un assaggio di vini rari e sfida il più grande assaggiatore del mondo, Fortunato (interpretato da Vincent Price), ad una gara di riconoscimento. Montresor si ubriaca, e Fortunato lo riaccompagna a casa conoscendo sua moglie. Col passare del tempo, Fortunato e Annabelle divengono amanti, scatenando la gelosia di Montresor (che odia sí la moglie, ma che non ha comunque piacere nell'essere cornificato sotto il naso). Montresor si risolve quindi a una terribile vendetta: sorpresi gli amanti a letto, li mura vivi nella loro alcova, nel seminterrato della casa.


Le autorità si insospettiscono, e due poliziotti (John Hackett e Lennie Weinrib) compiono indagini nella casa, che però non rivelano niente finché uno dei due non sente il rumore di qualcosa che gratta dietro a un muro del seminterrato. I due agenti abbattono la parete, scoprendo i due amanti morti mentre il gatto nero di Annabelle, che il marito tradito aveva accidentalmente murato assieme a loro, salta fuori diabolico consegnando Montresor al boia.

Eh, attenti ai gatti neri! Sono gatti, e sono neri. Provengono da tempi antichissimi e portano una nera luce dai sogni. Persino per interpretarne uno in un film, non si può certo improvvisare. Per l'episodio del Black cat, Roger Corman decise infatti di effettuare un casting in piena regola: fece pubblicare un annuncio dove si cercava, appunto, un gatto nero per un'importante parte in una pellicola (e che la parte del gatto sia importante, in quell'episodio, è fuor di dubbio!). Furono presentate decine di gatti neri, rigorosamente al guinzaglio (allora non esistevano ancora i trasportini, evidentemente) e tutti tenuti da donne:



2. Sciopero e sabotaggio.



Il gatto nero anarchico si chiama, genericamente, Wild Cat (gatto selvatico). È un gatto nero (molti lo intendono come una gatta nera, però) in posizione di allerta e di combattimento, con la schiena inarcata; una raffigurazione ripresa in maniera esatta dall'atteggiamento di ogni gatto che si predispone alla lotta. Tra gli anarchici è però noto come Sab Cat o Sabo Tabby: questo il nome che gli (le) diedero gli Industrial Workers of the World. "Gatto Sabotatore", o "Sabomicio". Non poteva essere altro che nero (nera): fin da circa il 1880 il colore nero è associato all'anarchismo, e in particolare all'anarcosindacalismo. Una caratteristica che si è mantenuta nella denominazione inglese per lo "sciopero selvaggio", vale a dire quello intrapreso spontaneamente dai lavoratori senza nessuna "concertazione" con i sindacati ufficiali e senza preavviso: Wildcat strike. In inglese, le azioni di sciopero diretto, non mediato e a oltranza sono lo sciopero del gatto selvatico -naturalmente nero.



È forse meno noto che il Sab Cat ha un "inventore" ben preciso; fu infatti disegnato da Ralph Hosea Chaplin, leader degli IWW dopo la condanna a morte di Joe Hill. Nato a Ames, nel Kansas, nel 1887, Ralph Chaplin era in Messico durante la rivoluzione e aveva assistito alle esecuzioni degli squadroni della morte di Porfirio Díaz; in seguito divenne un seguace di Emiliano Zapata. Tornato negli Stati Uniti, lavorò come operaio e sindacalista, ricevendo in entrambi i casi salari da fame. Era dotato di un paio di talenti: il disegno e la musica. I suoi primi disegni e opere grafiche furono effettuate per la International Socialist Review e per le pubblicazioni dell'editore Charles H. Kerr, che fu anche autore di una versione inglese dell'Internazionale. Nel 1912-13 è nel comitato di azione durante il sanguinoso sciopero dei minatori del carbone nella contea di Kanawha, in West Virginia, assieme alla famosa Mother Jones, ovvero Mary Harris Jones "la donna più pericolosa d'America", come la chiamò il presidente Theodore Roosevelt. Quando si era posta alla guida degli scioperanti di Kanawha, aveva quasi ottant'anni (era nata nel 1837 a Cork, in Irlanda). Fu durante quello sciopero, poi represso nel sangue, che Ralph Chaplin si scoprì, come un po' tutti gli IWW a partire da Joe Hill, anche autore di canzoni di lotta: compose, tra le altre cose, quello che è il più famoso inno sindacale in lingue inglese, Solidarity Forever.


Una caricatura di Ralph Chaplin con la bandiera degli IWW e il gatto nero sabotatore al guinzaglio.

Nel 1917, Ralph Chaplin, che nel frattempo si era impegnato con gli IWW, fu arrestato assieme a un altro centinaio di Wobblies in base all'Espionage Act: al momento dell'entrata in guerra degli USA nella I guerra mondiale era stato infatti accusato di azioni contro la coscrizione di leva e di incoraggiamento alla diserzione. Fu condannato a vent'anni di carcere, ma ne scontò soltanto quattro. Durante il processo, spiegò alla corte la "genesi" del simbolo del gatto nero:

"Secondo i ragazzi, il gatto nero rappresentava l'idea del sabotaggio. Si voleva terrorizzare il padrone paventandogli il sabotaggio, e per farlo si prendeva un gatto nero e glielo si lasciava là in giro. Sapete che, se incontrate un gatto nero e siete superstiziosi, credete che vi porti un po' sfortuna; ecco, col sabotaggio si voleva buttare addosso un gatto nero al padrone."

mercoledì 1 febbraio 2012

Il venditore


Vende l'ATAF.
Vende il patrimonio immobiliare.
Vende i Conciatori.
Ora qualcuno ha conciato lui.

sabato 21 gennaio 2012

giovedì 19 gennaio 2012

Lo sgombero di via dei Conciatori


Oggi 19 gennaio 2012, alle ore 6 del mattino e dopo che mezzo quartiere di Santa Croce era stato chiuso al traffico e transennato dal Comune con la dicitura "Chiuso per manifestazione" (sic!), un battaglione intero fra polizia, carabinieri e vigili urbani ha provveduto a sgomberare con la forza l'immobile di via dei Conciatori.

Tale storico immobile, sede di antichissime concerie e di proprietà pubblica, ospitava da 31 anni tutta una serie di realtà sociali e associative fiorentine, dai Cobas al Circolo Anarchico Fiorentino, ed anche la prima associazione dei migranti senegalesi che si era costituita a Firenze. In tutti questi anni, letteralmente centinaia di iniziative per la popolazione vi sono state realizzate, in un quartiere che è stato progressivamente svuotato del suo tessuto sociale e dal quale la popolazione residente è stata espulsa a colpi di affitti e sfratti (attività nella quale Firenze detiene il record in Italia) per essere sostituita con prestigiosi appartamenti dati in affitto a stranieri "buoni", quelli danarosi, che fanno guadagnare fior di soldoni alle cricche politiche e speculative fiorentine.

In via dei Conciatori la storia si è ripetuta.

L'immobile è stato infatti messo all'asta, senza nessuna consultazione con le realtà sociali e politiche che vi operavano, e svenduto ad una società immobiliare, la "Toscotre", che si è costituita "ad hoc" soltanto tre giorni prima dello svolgimento dell'asta. La "Toscotre" si è aggiudicata l'immobile (1700 m2) ad un prezzo stracciato: 1150 euro al m2. Praticamente un prezzo da casa popolare, per impiantarvi tutta una serie di facilities e appartamenti che verranno ovviamente rivenduti ad un prezzo almeno cinque volte maggiore.

Stamani è stato proceduto allo sgombero forzato, con un dispiegamento di "forze dell'ordine" assolutamente esagerato. Praticamente mezzo quartiere è stato chiuso e presidiato da uomini armati fino ai denti. Le persone che si trovavano nell'immobile sono state allontanate a manganellate, anche se alcuni (facenti parte perlopiù del Circolo Anarchico Fiorentino, che fino all'ultimo ha proseguito la sua attività) hanno tentato un'estrema forma di resistenza salendo sul tetto, sul quale sono rimasti alcune ore. Nel frattempo, tutte le masserizie sono state rimosse e caricate su dei camion, mentre squadre di operai comunali provvedevano a murare porte e finestre. Il Comune di Firenze si fa quindi perfetto esecutore armato di interessi speculativi privati.



Come si vede dalle foto, l'intera via dei Conciatori è stata chiusa al traffico e occupata militarmente per operare lo sgombero; alle sue estremità, convocato letteralmente col tam tam della foresta, si è formato un presidio di militanti antagonisti fiorentini che, al termine, ha dato vita a un corteo fino al mercato e alla piazza di Sant'Ambrogio.

La giunta fascista e affaristica di Matteo Renzi, passata la sbornia mediatica, mostra ancora una volta il suo vero volto di braccio armato dei più loschi interessi affaristico-speculativi presenti in città. Con il pretesto del "bello", del "decoro" e della "lotta al degrado", Renzi sta distruggendo quel che resta della Firenze sociale e consegnando la città nelle mani della speculazione più smaccata e selvaggia. Privatizzazione dei trasporti pubblici, le bollette per l'acqua più care d'Italia nonostante il referendum del 12 e 13 giugno, sgomberi quotidiani, eliminazione del mercato di San Lorenzo: la faccia lurida di questo fascistello e dei suoi tirapiedi (come l'assessore al mercimonio, Fantoni, che sta espellendo tutto l'associativismo fiorentino per monetizzare gli immobili pubblici da svendere a speculatori di ogni tipo) è oramai pienamente smascherata.

L'esperienza di via dei Conciatori non finisce però qui, con l'espulsione e la consegna dell'immobile nelle mani sporche di chi sta trasformando sempre di più Firenze in una Disneyland a carissimo prezzo per le tasche di pochi, a spese sia delle realtà sociali e realmente antagoniste, sia della popolazione. Da sottolineare particolarmente il fatto che via dei Conciatori, come già detto prima, era sede anche di un'associazione di migranti senegalesi: la "solidarietà" falsamente sbandierata da Renzi dopo i fatti del 13 dicembre trova qui la sua perfetta e logica applicazione. I senegalesi vengono sgomberati e i loro assassini rimangono indisturbati, persino con l'annuale spettacolino della "manifestazione sulle foibe".

Non finisce qui, e nei prossimi mesi le realtà antagoniste e resistenti fiorentine saranno chiamate ad un'attività ancora maggiore e a una lotta ancora più dura e pericolosa per sconfiggere ogni tentativo di trasformare definitivamente Firenze (e non soltanto il suo centro storico) in un contenitore bello lustro, in un grazioso e pittoresco barattolo che sotto la patina del "bello" nasconde qualcosa di molto simile allo Zyklon B.

martedì 17 gennaio 2012

Pampalea suggerisce


Contrariamente a quanto si crede comunemente, noialtri gatti non ci abbiamo affatto paura dell'acqua. Lo dice anche Catpedia, versione felina dell'enciclopedia universale in rete, che i gatti sono persino ottimi nuotatori. Solo che ci fa una fatica immensa. Cosmica. Non si è gatti per caso. A differenza di quanto accade presso gli umani, che fanno andar per mare, e persino comandare navi, a dei personaggi che non dovrebbero nemmeno condurre un canotto a remi. No, dico io.

Ora, sia ben chiaro. Non intendo certamente fare la forcaiola a buon mercato, ché proprio la cosa mi aborre nel profondo. Però mi è capitato di seguire, come un po' tutti a due e a quattro zampe, la pazzesca vicenda della nave da crociera affondata davanti all'isola del Giglio; e ne sono rimasta allibita. Forse "allibita" non è nemmeno la parola giusta. Mi sono ricordata dei miei avi gatti di bordo, che le navi le abbandonavano ancor meno dei loro capitani; a cacciar topi per tutta la vita, e quando la nave se la prendevano gli abissi erano i primi, stando generalmente nelle stive o comunque nelle parti più basse, a andare a miagolare sulla luna e a invertire la catena alimentare trasformandosi in cibo per pesci. Se morivamo a bordo, ci schiaffavano in mare senza tante cerimonie; e non ci siamo mai lamentati, né abbiamo mai preteso l'abusata qualifica di eroi.

Nemmeno voglio partecipare allo sbranamento mediatico del comandante, né tantomeno a quello in atto sui social shitwork. Il comandante Schettino è un pover'ometto che ha pensato prima a salvarsi la pelle, come, ne sono certa, avrebbero fatto nella medesima situazione il 99% dei cialtroni che ora inveiscono contro di lui su Facebook e Twitter. Un'obiezione ragionevole che mi potrebbe essere posta, è che lo stesso 99% non è stato messo al comando di una nave da tre fantastilioni di tonnellate, a bordo della quale c'era un numero di persone pari al doppio degli abitanti dell'isola contro cui è andata a sbattere in circostanze che, via via, stanno apparendo sempre più grottesche. A tale obiezione riconosco che mi sarebbe ben difficile replicare.

E, allora, mi pongo una domanda piuttosto semplice. Come mai la Sottocosta Crociere (sarebbe opportuno ribattezzarla così, visto quel che è successo), azienda leader nel settore, business stratosferico, fatturato annuo superiore al bilancio dello stato della Guinea Equatoriale (o di poco inferiore a quello del Burkina Faso), pubblicità martellanti e navi delle stesse dimensioni di casermoni popolari a Quarto Oggiaro, mette al comando un imbecille del genere? Ma temo che resterà una domanda senza risposta. Anche perché i gesti dello Schettino non sembrano essere affatto isolati, né da parte sua, né di altri suoi colleghi. "Sfide" sulla pelle dei passeggeri, "inchini", bravate varie per dimostrare chissà cosa.

Non sto ovviamente ironizzando, o facendo del sarcasmo, su una tragedia. Ma la vera mancanza di rispetto nei confronti di chi è morto, da passeggero o da lavoratore, sulla Sottocosta Concordia, sarebbe non dirle, certe cose. Trenta morti in mare per una stronzata, un ecosistema marino intero messo a repentaglio, un danno economico incalcolabile e un danno di immagine ancora più enorme: quest'ultima, purtroppo, è una considerazione da fare. Deve essere fatta perché la Sottocosta Crociere, sembra, ha ventiquattromila dipendenti.

Pampalea, quindi, suggerisce ai proprietari e ai dirigenti di quella compagnia, da ora in poi, di scegliere un po' meglio chi mettere al comando delle navi. I quali, peraltro, percepiscono circa 12.ooo euri al mese; bene, li percepiscano standosene a comandare la nave sul serio, e non perdendo tempo in mondanità, celebrazioni di matrimoni, sfide cretine, bei pranzi con belle donne, paginette Facebook e altre cose del genere, per poi combinare catastrofi bibliche e scappare lasciando tutti nel guano fino al collo. Altrimenti, suggerisce sempre Pampalea, sarebbe meglio far comandare capitan Findus.



martedì 10 gennaio 2012

Firenze: Ancora chiuso il Fondo Comunista



Comunicato del Collettivo del Fondo Comunista, che volentieri viene pubblicato.

CHIUSURA DEL FONDO COMUNISTA
PONTI D'ORO A CASAPOUND E CASAGGÌ
ECCO LA “SOLIDARIETA' ” DEL FASCISTA RENZI E DEI SUOI SERVI

Martedì 10 gennaio la sede del Fondo Comunista, alle Case Minime di Rovezzano, è stata di nuovo “visitata” dagli sgherri dell'assessore al patrimonio, Fantoni. Ancora una volta senza nessun preavviso la serratura è stata cambiata impedendo l'accesso al Fondo e, di fatto, chiudendo la sua attività ventennale

In una realtà come quella delle Case Minime, completamente abbandonata a se stessa, il Fondo Comunista e l'Associazione “Angela e Ciro” (che presso il Fondo ha sede) svolgono oramai da due decenni le uniche azioni di lotta e di solidarietà fattiva per la popolazione del quartiere. Ora, con il pretesto di “morosità” nell'affitto quando l'uso del Fondo era stato concesso gratuitamente, a suo tempo, dall'allora assessore Adalberto Tirelli (di cui l'attuale podestà Renzi era notoriamente un tirapiedi), la cricca fascista al potere a Firenze tenta di eliminare un'altra realtà sociale e antagonista scomoda.

Se diciamo “fascista” non è per usare parole ad effetto, ma per fotografare la realtà dei fatti. Dopo i fatti del 13 dicembre e la strage razzista di Piazza Dalmazia, la risposta del Comune di Firenze e delle altre “autorità” è stata, da una parte, una stretta repressiva ancora maggiore nei confronti delle realtà antagoniste e antifasciste fiorentine, e, dall'altra, i consueti ponti d'oro verso i fascisti, che possono continuare a scorrazzare liberi e ben protetti.

Solidarietà”? Sí, ma verso Casapound e Casaggì. Talmente tanta, che il 4 febbraio prossimo potranno organizzare la solita parata in pompa magna per le “foibe”, ancora una volta con la presenza della nazista Giorgia Meloni. L'assessore al patrimonio, Fantoni, è ancora una volta in prima fila lavorando incessantemente per la svendita ai privati del patrimonio comunale che dovrebbe invece salvaguardare. “Casualmente”, come anche nel caso dell'immobile di via dei Conciatori, tale svendita riguarda principalmente le sedi di realtà sociali e antagoniste, da coniugare ovviamente con gli sgomberi e le espulsioni già effettuate o programmate dal suo caporione Matteo Renzi.

Il Fondo Comunista, realtà che si batte da vent'anni per il miglioramento delle condizioni di vita in un quartiere povero e abitato in massa da immigrati, viene chiuso. Casapound, covo di assassini razzisti, viene non solo tenuto aperto, ma coccolato e foraggiato. A Casaggì, il sedicente “centro sociale di destra” che celebra i cecchini che sparavano sulla gente inerme, viene permesso di occupare mezza città per ricordare le “vittime del comunismo” poco più di due mesi dopo che uno di loro ha provocato sangue e morte per le strade di Firenze. Questa è la “solidarietà” di Renzi, Fantoni e dei loro compari, Per questo, e non per un vezzo o per fare un facile slogan, li chiamiamo fascisti. E' ora di chiamarli col loro nome.

Il Fondo Comunista resisterà e continuerà a agire come ha sempre fatto. Ma, per farlo, HA BISOGNO DELLA SOLIDARIETA' E DELL'AIUTO DI TUTTI COLORO CHE, A FIRENZE E ALTROVE, NON SONO DISPOSTI A CEDERE AI DIKTAT, ALLE SVENDITE E AGLI SGOMBERI FORZATI DEL PODESTA' MEDIATICO RENZI, DELL'ASSESSORE AL MERCIMONIO FANTONI E DEGLI ALTRI LORO COMPAGNI DI MERENDE.

Collettivo del Fondo Comunista – Via di Rocca Tedalda 277, Firenze.

martedì 3 gennaio 2012

Strada sbarrata agli Slovacchi


Bientina (Pisa), dicembre 2011.

domenica 1 gennaio 2012

La devastazione di Firenze


Buonasera.
E anche buon anno, mi dicono che tra voialtri umani si usa così. Sarà.
Oggi pomeriggio me ne sono andata, dopo tanto che non mi capitava, a fare un giro per il centro storico di Firenze.

Il centro storico di Firenze è quella cosa dove, da qualche giorno, esattamente dalla mattina del 13 dicembre scorso, è necessario mostrare il grande cuore e la solidarietà cittadina:


Ho scattato questa foto in Piazza Santa Croce, sul lato opposto alla chiesa. Dal balcone di un palazzo storico (nel centro di Firenze tutto è storico, a parte la storia), detto Casino della Silvia (probabilmente per l'uso virtuoso che ne veniva storicamente fatto), pende la bandiera della Repubblica del Senegal. Giusto sotto la bandiera di Napolitano e quella di Van Rompuy. Perché, come è noto, da un paio di settimane a Firenze siamo tutti senegalesi.

Il centro storico di Firenze è anche quella cosa dove, però, basta girare l'angolo per constatare quanto effettivamente siamo tutti senegalesi e per toccare con mano la solidarietà e il gran cuore. Il centro storico di Firenze è quel posto dove quanto segue è proibito, a cura dello stesso comune rimpatriasalme:



Le due foto sono state scattate, appunto, girato l'angolo. In una storica stradina laterale, Borgo de' Greci, detta da qualche mese Borgo Default. Vi si vedono gli abusivi, con tutta probabilità senegalesi. Sono gli stessi cartelli che il Comune del Sindaco dal Grande Cuore (nonché del Bello) ha fatto sistemare al mercato di San Lorenzo; lo stesso dove il famoso Casseri ha provato a completare la sua stragepound (o casamassacro). E non li ha mica fatti rimuovere, sapete; sono ancora tutti lì. Ci resteranno anche dopo che lo stesso Sindaco della Solidarietà avrà fatto sloggiare non solo gli abusivi, ma anche metà mercato. Si vede che non è abbastanza storico.

Il centro storico di Firenze è anche quella cosa dove, invece, quanto segue è permesso:


Si tratta dei prezzi di due completini per signora, indispensabili accessori compresi, in vendita presso il negozio Hermes di via Tornabuoni. Se cliccate sull'immagine, potete constatare che, per un cappotto, ci vogliono 5300 euro. Per la borsa Illico (avverbio latino, ma che in francese significa qualcosa come "sul posto all'improvviso" o "lì per lì") ce ne vogliono invece 5600. Per acquistare tutto il manichino, sul posto all'improvviso, ci vogliono in tutto 23.315 euro. Per acquistare lì per lì il contenuto del manichino accanto, invece, di euro ce ne vogliono solo 11.303. Roba da barbona, da clocharde.

E andando avanti per tutto il centro, non soltanto nella via Tornabuoni recentemente pedonalizzata, non è altro che una sequela interminabile di scarpari, di buticche, di moda alta, media o bassa ma ugualmente di merda, di stronzate non meno inutili di quelle vendute a dieci euro dagli abusivi.

E, allora, si tocca con mano la devastazione di Firenze.
Quella vera. Quella incoraggiata e foraggiata. Quella che non tollera nemmeno un negro che vende collanine, o una bancarella dove si potrebbero installare tanti prestigi. Quella che non tollera più nessuna attività sociale. Quella che non tollera più nemmeno gli abitanti. Di qualsiasi colore.


La foto sopra raffigura un pittoresco vicolo del centro storico di Firenze. Anche il nome è pittoresco: si chiama vicolo del Panico. Si dovrebbe dire panìco, dal cereale; però tutti dicono pànico. Fino a pochi anni fa aveva un aspetto molto diverso; ora è persino semichiuso da un cancello. C'era, al numero 2, la sede del Circolo Anarchico Fiorentino. Pensate: il Circolo Anarchico in vicolo del Pànico. Lo conoscevo bene, quel posto. Intollerabile in mezzo a Disneyland. Un giorno sono arrivati con lo sgombero coatto, botte, inutili resistenze, arresti, processo, condanne. Oggi il numero 2 di vicolo del Panico è questo:


E ci abitano questi prestigiosi signori, con tanto di videocitofono:


Il Circolo Anarchico è trasmigrato in via dei Conciatori; da dove sta per essere di nuovo sloggiato perché il Comune ha messo all'asta tutto l'immobile. Lo ha comprato una Società Immobiliare la quale, curiosamente, sembra essere stata costituita soltanto tre giorni prima dell'asta in questione. Ma tanto, cosa lo dico a fare; il centro storico di Firenze non c'è più. Se n'è andato. Desertificato. Le attività artigianali, il piccolo commercio, l'associazionismo, il tessuto sociale, i mercati: eliminazione. Stilisti e banche. È ovvio che siano repressi duramente coloro che attentano all'integrità delle vetrine: il centro di Firenze non è diventato altro che un'unica, stupida, tronfia vetrina e un blob di alberghi più o meno di lusso, pizzattaglio, pellai, stracciai dai nomi esotici, ristoranti di merda e negozi di paccottiglia.

Il problema, è che bisognerebbe che non mi ricordassi di com'era prima. Vorrei non averla vista, percorsa, vissuta. Vorrei non dover esercitare la memoria quelle rare volte che, ormai, ci metto piede. Se esiste ancora una città, è emigrata altrove. e in plaghe sempre più lontane dal centro. In centro non è rimasto niente, nemmeno il tribunale e la galera; in via delle Murate c'è uno scalino / e chi non lo ha salito non è fiorentino, si diceva. Ora, al posto di quello scalino, ci sono appartamentini fighi ricavati nelle vecchie celle e café modaioli e "artistici". Sai ganzo abitare e fare happenings dove Giancarlo Del Padrone è stato abbattuto da un poliziotto durante una rivolta; era il 24 febbraio 1974. Un'altro secolo, un'altra città.