domenica 1 gennaio 2012

La devastazione di Firenze


Buonasera.
E anche buon anno, mi dicono che tra voialtri umani si usa così. Sarà.
Oggi pomeriggio me ne sono andata, dopo tanto che non mi capitava, a fare un giro per il centro storico di Firenze.

Il centro storico di Firenze è quella cosa dove, da qualche giorno, esattamente dalla mattina del 13 dicembre scorso, è necessario mostrare il grande cuore e la solidarietà cittadina:


Ho scattato questa foto in Piazza Santa Croce, sul lato opposto alla chiesa. Dal balcone di un palazzo storico (nel centro di Firenze tutto è storico, a parte la storia), detto Casino della Silvia (probabilmente per l'uso virtuoso che ne veniva storicamente fatto), pende la bandiera della Repubblica del Senegal. Giusto sotto la bandiera di Napolitano e quella di Van Rompuy. Perché, come è noto, da un paio di settimane a Firenze siamo tutti senegalesi.

Il centro storico di Firenze è anche quella cosa dove, però, basta girare l'angolo per constatare quanto effettivamente siamo tutti senegalesi e per toccare con mano la solidarietà e il gran cuore. Il centro storico di Firenze è quel posto dove quanto segue è proibito, a cura dello stesso comune rimpatriasalme:



Le due foto sono state scattate, appunto, girato l'angolo. In una storica stradina laterale, Borgo de' Greci, detta da qualche mese Borgo Default. Vi si vedono gli abusivi, con tutta probabilità senegalesi. Sono gli stessi cartelli che il Comune del Sindaco dal Grande Cuore (nonché del Bello) ha fatto sistemare al mercato di San Lorenzo; lo stesso dove il famoso Casseri ha provato a completare la sua stragepound (o casamassacro). E non li ha mica fatti rimuovere, sapete; sono ancora tutti lì. Ci resteranno anche dopo che lo stesso Sindaco della Solidarietà avrà fatto sloggiare non solo gli abusivi, ma anche metà mercato. Si vede che non è abbastanza storico.

Il centro storico di Firenze è anche quella cosa dove, invece, quanto segue è permesso:


Si tratta dei prezzi di due completini per signora, indispensabili accessori compresi, in vendita presso il negozio Hermes di via Tornabuoni. Se cliccate sull'immagine, potete constatare che, per un cappotto, ci vogliono 5300 euro. Per la borsa Illico (avverbio latino, ma che in francese significa qualcosa come "sul posto all'improvviso" o "lì per lì") ce ne vogliono invece 5600. Per acquistare tutto il manichino, sul posto all'improvviso, ci vogliono in tutto 23.315 euro. Per acquistare lì per lì il contenuto del manichino accanto, invece, di euro ce ne vogliono solo 11.303. Roba da barbona, da clocharde.

E andando avanti per tutto il centro, non soltanto nella via Tornabuoni recentemente pedonalizzata, non è altro che una sequela interminabile di scarpari, di buticche, di moda alta, media o bassa ma ugualmente di merda, di stronzate non meno inutili di quelle vendute a dieci euro dagli abusivi.

E, allora, si tocca con mano la devastazione di Firenze.
Quella vera. Quella incoraggiata e foraggiata. Quella che non tollera nemmeno un negro che vende collanine, o una bancarella dove si potrebbero installare tanti prestigi. Quella che non tollera più nessuna attività sociale. Quella che non tollera più nemmeno gli abitanti. Di qualsiasi colore.


La foto sopra raffigura un pittoresco vicolo del centro storico di Firenze. Anche il nome è pittoresco: si chiama vicolo del Panico. Si dovrebbe dire panìco, dal cereale; però tutti dicono pànico. Fino a pochi anni fa aveva un aspetto molto diverso; ora è persino semichiuso da un cancello. C'era, al numero 2, la sede del Circolo Anarchico Fiorentino. Pensate: il Circolo Anarchico in vicolo del Pànico. Lo conoscevo bene, quel posto. Intollerabile in mezzo a Disneyland. Un giorno sono arrivati con lo sgombero coatto, botte, inutili resistenze, arresti, processo, condanne. Oggi il numero 2 di vicolo del Panico è questo:


E ci abitano questi prestigiosi signori, con tanto di videocitofono:


Il Circolo Anarchico è trasmigrato in via dei Conciatori; da dove sta per essere di nuovo sloggiato perché il Comune ha messo all'asta tutto l'immobile. Lo ha comprato una Società Immobiliare la quale, curiosamente, sembra essere stata costituita soltanto tre giorni prima dell'asta in questione. Ma tanto, cosa lo dico a fare; il centro storico di Firenze non c'è più. Se n'è andato. Desertificato. Le attività artigianali, il piccolo commercio, l'associazionismo, il tessuto sociale, i mercati: eliminazione. Stilisti e banche. È ovvio che siano repressi duramente coloro che attentano all'integrità delle vetrine: il centro di Firenze non è diventato altro che un'unica, stupida, tronfia vetrina e un blob di alberghi più o meno di lusso, pizzattaglio, pellai, stracciai dai nomi esotici, ristoranti di merda e negozi di paccottiglia.

Il problema, è che bisognerebbe che non mi ricordassi di com'era prima. Vorrei non averla vista, percorsa, vissuta. Vorrei non dover esercitare la memoria quelle rare volte che, ormai, ci metto piede. Se esiste ancora una città, è emigrata altrove. e in plaghe sempre più lontane dal centro. In centro non è rimasto niente, nemmeno il tribunale e la galera; in via delle Murate c'è uno scalino / e chi non lo ha salito non è fiorentino, si diceva. Ora, al posto di quello scalino, ci sono appartamentini fighi ricavati nelle vecchie celle e café modaioli e "artistici". Sai ganzo abitare e fare happenings dove Giancarlo Del Padrone è stato abbattuto da un poliziotto durante una rivolta; era il 24 febbraio 1974. Un'altro secolo, un'altra città.