domenica 18 aprile 2010

Spacecat


Vorrei, cari amici muniti e privi di pelo, potervi dire quanto sono felice; ma temo che non mi riuscirebbe mai. Di quelle cose che capitano raramente, e proprio per questo sono ancora più belle. Vi chiederete forse che cosa mai mi sia capitato in questi giorni, e poiché non sono avvezza a fare troppi preamboli, ve lo dirò subito. È venuto a trovarmi, dal suo lontanissimo pianeta Alqòl, il mio amico gatto spaziale KAM1 (si legge kam-uàn, ovviamente).

Capirete che non è certamente una cosa di tutti i giorni; l'ultima volta che lo avevo visto, pur essendo παμπαλαία, sarà stato a dir bene un due o trecento anni fa; e son tempi ragguardevoli anche per una gatta nera che si vuole antichissima. Di poterci tenere in contatto, non se ne parla nemmeno: il pianeta Alqòl, nella galassia BS140298 (sì, lo so, più che una galassia sembra la targa di una vecchia autovettura; ma andate a dirlo agli astronomi...), è distante dalla Terra una quantità veramente immonda di anni-luce. Ci ho provato in tutti i modi, persino facendomi un account su Catbook, ma non c'è stato niente da fare: neppure il più potente dei social networks per felini riesce a varcare i confini dello spazio interstellare. Non può nulla contro i parsec (che, nel caso di Alqòl, sarebbe più opportuno chiamare prosec).

Lassù, invece, hanno risolto tutto quanto da una fraccata di eoni; sembra, accident'a loro, che basti spiccare un balzo in un certo modo che a noialtri gatti terrestri non è dato ancora di sapere. Non c'è verso di avere la benché minima avvisaglia, o avvertimento. Quando gli va, fanno oplà e si spostano dove diavolo vogliono. Credetemi: mi sento frustrata. Ma capisco che, in confronto all'ailurotecnologia di Alqòl, quella della cara vecchia terra deve far la stessa figura del Darfo Boario Terme contro il Barcellona; partita che peraltro mi garberebbe sul serio, un giorno o l'altro, di vedere. Insomma, a un certo punto KAM1 è atterrato da queste parti, nero come la pece (tutti i gatti di Alqol sono nerissimi, e di questo vado particolarmente fiera), e ha spedito qualche compelàneo ad avvertirmi. Non ci volevo credere. Quando ci siamo visti abbiamo manifestato la nostra gioja in un modo che ci ha provocato qualche granatata da parte di una solerte massaia della zona, che credeva che ci stessimo azzuffando.

Ora, però, prima di raccontare per sommi capi queste giornate bisognerà che vi parli un po' del pianeta Alqòl, dal quale proviene il mio amico gatto spaziale. È, credetemi, un pianeta del tutto particolare dove la vita ai gatti e agli esseri umani terrestri sarebbe assolutamente impossibile. La sua atmosfera è composta da un terrificante mix allo stato gassoso di rum Western Pearl, di distillato di patate estone Vabariigi Valge, di ponce alla livornese Vittori e di vodka Stolichnaya (questo spiega i segreti progetti di conquista da parte dell'ex Unione Sovietica): in prossimità di quell'atmosfera, persino i temibili buchi neri sembra che si allontanino schifati. Ma se anche un ipotetico viaggiatore intersiderale superasse quella orripilante mistura che avvolge il pianeta, una volta sceso non potrebbe mai sopravvivere.


Intendiamoci: dalle descrizioni e dalle foto che mi ha portato KAM1 il pianeta ha un aspetto più che gradevole. Belle montagne, laghi ameni, mari e oceani pulitissimi, una ricca vegetazione non troppo dissimile da quella terrestre, antiche città operose e ricche di opere d'arte, e una notevole armonia tra i gatti (gli esseri superiori che governano l'intero pianeta) e gli esseri umani (ottimi animaletti da compagnia). Solo che, ahimé i laghi sono di sambuca della più forte, i mari e gli oceani quasi completamente di tequila (e non della comune Sauza dei nostri supermercati...), le piante e gli alberi hanno una linfa che dagli studiosi è stata perlopiù accostata al Chianti Ruffino, e producono frutti la cui ingestione in parte sia pure infinitesimale da parte di un essere umano provocherebbe un immediato e irreversibile coma etilico. Naturalmente tutto ciò è sopportato con la massima indifferenza dagli Alqoliani, gatti o esseri umani che siano; al viaggiatore interstellare di cui sopra, ammesso e non concesso che sopravviva, apparirebbero come costantemente briachi ma si tratta di una falsa impressione. Al contrario dei terrestri, che appaiono sobri e riescono a produrre guerre, inquinamenti, Paola Binetti, mafie, sfruttamenti, religioni, Porta a Porta e quant'altro, gli Alqoliani appaiono briachi e producono uguaglianza sociale, giustizia, pulizia e una distribuzione equa delle ricchezze credendo fondamentalmente in una sola cosa: l'alcool etilico. Sarebbe forse una cosa da raccomandare vivamente anche da queste parti.

Quando si recano fuori dal pianeta, i gatti neri Alqoliani dimostrano peraltro un notevole spirito di adattamento, a condizione che siano fornite loro delle congrue quantità di alcool. KAM1, così mi ha detto, è arrivato assieme ad una spedizione alla quale si è unito. Ora, forse "spedizione" è una parola grossa: diciamo che una compagnia di una decina o quindici Alqoliani ha deciso di farsi una gitarella sulla Terra per una cosa non meglio precisata; fatto sta che la cosa mi è apparsa immediatamente plausibile. Fin dalla mattina, in questa città, i principali quotidiani cittadini segnalavano una preoccupante diminuzione delle scorte di bevande alcooliche in tutti i locali, i supermercati e i negozi. Quando finalmente mi sono riunita con il mio vecchio amico, ne ha fatto subito le spese il barrino all'angolo che in cinque minuti si è visto svuotato di ogni cosa che avesse una pur minima gradazione alcoolica, ed è stato costretto a servire ai clienti successivi soltanto acqua minerale, cocacola, fanta e altre bevande gassate. Immaginatevi quindi che cosa stava accadendo altrove, con gli altri Alqoliani che lottavano per la loro sopravvivenza. La Nazione non ha perso ovviamente l'occasione per ipotizzare la solita invasione islamica che stava eliminando ogni goccia di alcool dalla città, annunciando per il giorno dopo un insertone di 40 pagine intitolato, con notevole fantasia, Oriana aveva ragione.

Altro che Oriana. Le sole cose fallaci durante il soggiorno di KAM1 e dei suoi amici, sono state le bottiglie. Pur essendo naturalmente felicissima della sua visita, e godendomi le sue irresistibili imitazioni dei principali personaggi Alqoliani (fenomenale quella di BEN16, Sommo Sacerdote dell'Etile), mi sono dovuta arrabattare per procurare al mio amico tutto ciò di cui aveva bisogno. E non è uno scherzetto: prima di tutto è in gioco la sua semplice sopravvivenza, nella mefitica atmosfera terrestre basata sul vomitevole ossigeno (KAM1, va da sé, preferisce quasi gli idrocarburi che possono assicurargli un sia pur imperfetto surrogato, in mancanza d'altro); in secondo luogo, è inutile fare. Trecento anni fa, durante la sua ultima visita, le osterie della zona erano andate tutte in rovina, e ci avevano ritrovati presso Porta a Pinti, subito fuori le mura, a cantare canzonette oscene contro il Granduca de' Medici rischiando d'essere sbattuti a remare su una galera. Insomma, avrete capito: passare una mezza giornata con un Alqoliano, significa alqolizzarsi. Su quel pianeta vige l'antichissima usanza di bere in compagnia, e di riffa o di raffa bisogna bere. E poi, come recita un vecchio detto di queste parti: ' e 'unn'è i' bere, 'e gli è i' ribere. In breve: durante la notte siamo saltapicchiati da un posto all'altro della città, facendo fuori tutto quel che ci capitava fra le zampe, a condizione che non fosse acqua. Io, al limite, in quanto terrestre, l'acqua la posso anche sopportare; ma per KAM1 rappresenterebbe un veleno mortale. I rarissimi drogati presenti su Alqòl si fanno delle pericolosissime dosi di Ferrarelle o di Rocchetta, una piaga sociale che per fortuna non è molto diffusa ma che è tenuta sotto costante controllo dalle autorità del pianeta. Su Alqòl, quando le mamme (gatte o umane) vogliono spaventare i piccoli per farli ubbidire, parlano loro dell'orco Del Piero e del suo malefico volatile che innaffia i bambini.


Insomma, per farla breve, la visita si è conclusa come quella di tre secoli fa, e come si concluderà la prossima che avverrà chissà quando in un remoto futuro (ma noialtri gatti ci saremo, tiè!): due conci che si trascinavano barcollando, cantando canzoni di FAB40 (un cantautore molto apprezzato su Alqòl, noto per capolavori come Botte di Rosa, Barbera in gennaio, La canzone di Valpolicella e Creuza de märaschino), e pigliando per il culo un altrettanto famoso cantautore di quel pianeta, GUK94, che nelle sue canzoni ha il vizio di infilare piante come la barriquaria e la salvia tremens. Un sonno ristoratore ci ha portati alla mattina, quando purtroppo KAM1 e i suoi compagni dovevano ribalzare sul loro lontanissimo pianeta in vista di un importantissimo impegno istituzionale; ma davvero è stata una cosa bella. Un po' perché inaspettata (ma le cose inaspettate sono sempre le migliori), e un po' perché io e KAM1 siamo sì, molto diversi, ma ci si vuole bene per davvero. E ci si piglia così come siamo, coi nostri difetti assolutamente cosmici.

Ora devo interrompere; KAM1 sarà già lontano fantastilioni di anni luce, e io sono qui a sbollire ancora i fumi dell'alqòl. Ma stanotte vado a appallottolarmi molto contenta.

NB. Naturalmente, è facile immaginarsi che cosa il balzo interstellare di KAM1 e dei suoi compagni abbia provocato nell'atmosfera terrestre. Altro che nube del vulcano islandese. Il traffico aereo non è rimasto bloccato, ma pare che, nei cieli, possenti aeroplani civili e militari si siano messi a fare bizzarre evoluzioni, e che dalle torri di controllo di mezzo mondo siano stati captati piloti in evidente stato di ubriachezza. Comunque mai briachi come il cattolicissimo e intelligentissimo presidente della Polonia, che ha insistito per far fare al pilota quattro volte un certo atterraggio...

venerdì 16 aprile 2010

Ostensiùn


Il Sacro Sìndona.

sabato 3 aprile 2010

Gào!


A vederlo così conciato, il nostro Giovanni Donzelli, non sembrerebbe quasi che da quegli occhiali da 'ntellettuàlo e da quella mano cogitabondamente poggiata al mento possa essere sortito l'oramai celebre guame di piccione che dimostra la sua indubbia competenza nella lingua italiana. Competenza che, assieme alla sua indefessa attività come consigliere comunale addetto alle interpellanze più ignorate dell'intero governo di questa città, gli ha valso finalmente l'agognata promozione. Ebbene sì, Giovannone nostro ce l'ha fatta: è stato promosso a Pisano!

La strada è stata lunga. Residente di Prào (che già di per sé fa rima con gào), si è prima riciclato come campione di una certa componente di questa città distinguendosi, oltre che per il guame, per tutta una serie di iniziative volte a combattere i' degràdo e a favorire la sihurèzza; iniziative che gli hanno procurato, come è del resto logico, un'interminabile sequela di sbugiardamenti, prese per i fondelli, pernacchie istituzionali e non e persino qualche sacrosanta manata sul viso quando è andato a rompere le scatole a gente onesta che lavorava nel proprio negozio. Tra appelli pe' i' Tìbette e chiusure del CPA, e mentre il PDL cittadino gradualmente affondava, il Donzellão si è finalmente guadagnato quel che si meritava.

La sua elezione a Pisa, infatti, non fa che chiudere un circolo già iniziato con le mirabolanti avventure di un pisano DOC, che l'anno scorso si candidò a sindaco pretrombato di questa città, e che attualmente fa il "capo dell'opposizione" più evanescente e impalpabile che si possa immaginare. Dopo il pisano mancato sindaco, non poteva mancare evidentemente il giòvine consigliere spedito a farsi eleggere a Pisa. Si tratta di un elementare scambio di cortesie, del tutto assimilabili allo storico soccorso di Pisa. Infine, il Donzelli trova come pisano la sua più naturale dimensione.

Resta soltanto da vedere quale effettivo significato dare ora alla sigla "PDL". La si potrebbe interpretare come "Pisano Donzelli Lavoratore", anche se l'ultima parola stona leggermente. Serpeggia però la tentazione di leggerla come "Pestato Dai Livornesi", specie se dovesse spostare le sue attenzioni sul Godzilla. Nel frattempo, come è ovvio, si dedicherà al rapido apprendimento della parlata pisana, e a liberare la piazza de' Miràoli da tutto il guame dei piccioni comunisti.