La notizia, che urlo miagolando ai quattro venti, è di oggi. Normalmente la avrei data così:
IL MANNU È LIBERO !!!!!
Però, viste le particolari modalità di questa cosiddetta libertà, la darò così:
Il Mannu è libero !!!!!!
Questo perché, sì, oggi a Francesco Mannucci sono stati revocati gli arresti domiciliari. Vale a dire che anche al sor Tribunale di questa città si devono essere accorti che esistono i raudi, e che sono in libero commercio. Insomma, come dire: a un compagno, a un lavoratore, a un ragazzo di 26 anni sono stati rubati alcuni mesi di vita per un petardo, per una rissa che non c'è stata, per dei titoli imbecilli su fogliacci di carta da culo, e per ribadire che cos'è in primis che lo "Stato" italiano si occupa di reprimere nel mentre osanna, esalta e addirittura santifica individui come questo.
Però, attenzione. Il Mannu è libero, sì; però con obbligo di dimora. In pratica, non può uscire dal suo comune di residenza e, in particolare, gli è stato fatto assoluto divieto di entrare nel comune di Questa Città. In pratica, gli è stata concessa la libertà di uscire dalla casa dei genitori, dove era rimasto segregato per un certo periodo, e di tornare a casa sua (che fortunatamente si trova nello stesso comune). Sempre nel suo comune potrà muoversi come vuole, potrà tornare (credo) a ricevere telefonate e a comunicare col mondo esterno, ma senza uscire dal territorio comunale di Pontassieve. La libertà di movimento termina alle Sieci.
Immaginate un po': per raggiungere Pontassieve da questa città ci vogliono venti minuti in macchina, e trentacinque in autobus. Non ci si accorge nemmeno di cambiare comune: prima, al Girone, si entra nella parte rivierasca di quello di Fiesole, e poi, appunto alle Sieci, in quello di Pontassieve. Per un altro periodo, a discrezione del Tribunale, il mondo "libero" di Francesco Mannucci, detto Mannu, terminerà alle Sieci. Le Falle, Compiobbi, l'Anchetta e il Girone, paesaggi banali di ogni giorno, diventeranno un territorio proibito; al pari di San Francesco, che è appena al di là del ponte ed è attaccato a Pontassieve, ma è già comune di Pelago.
E, allora, è opportuno dire che questa libertà di oggi, che pure non è poca cosa dato che permette al Mannu almeno di respirare un po' d'aria, di vedere le stagioni e di stare con la sua ragazza nella loro casa, altro non è che l'ennesima gradazione della galera. Quando entri in galera, in realtà non ne "esci". Prima devi passare per tutta una serie, una matrjoška di restrizioni. Si comincia con la cella. Con la galera vera e propria. Coi secondini, con le sbarre, con le schifezze di casanza, con l'ora d'aria. Ne esci per andare alla galera a domicilio: genitori, niente comunicazioni, eccetera. Poi si passa alla galera territoriale: il carcere si dilata fino a comprendere l'intera estensione di un comune. Alla fine, sarai libero, ma libero nella galera generalizzata che è diventata la cosiddetta "Italia".
Nel frattempo, tanti altri compagni sono ancora alla "prima fase". Alla galera autentica. Ai secondini, alle sbarre e a tutto il resto. Ce ne sono di nuovi, magari per il nome che portano. Gridando Mannu libero! si deve continuare a gridare libertà per tutti i compagni, per tutti gli antifascisti, per tutti gli antagonisti incarcerati. E senza nessuna distinzione tra le varie gradazioni.
Però, attenzione. Il Mannu è libero, sì; però con obbligo di dimora. In pratica, non può uscire dal suo comune di residenza e, in particolare, gli è stato fatto assoluto divieto di entrare nel comune di Questa Città. In pratica, gli è stata concessa la libertà di uscire dalla casa dei genitori, dove era rimasto segregato per un certo periodo, e di tornare a casa sua (che fortunatamente si trova nello stesso comune). Sempre nel suo comune potrà muoversi come vuole, potrà tornare (credo) a ricevere telefonate e a comunicare col mondo esterno, ma senza uscire dal territorio comunale di Pontassieve. La libertà di movimento termina alle Sieci.
Immaginate un po': per raggiungere Pontassieve da questa città ci vogliono venti minuti in macchina, e trentacinque in autobus. Non ci si accorge nemmeno di cambiare comune: prima, al Girone, si entra nella parte rivierasca di quello di Fiesole, e poi, appunto alle Sieci, in quello di Pontassieve. Per un altro periodo, a discrezione del Tribunale, il mondo "libero" di Francesco Mannucci, detto Mannu, terminerà alle Sieci. Le Falle, Compiobbi, l'Anchetta e il Girone, paesaggi banali di ogni giorno, diventeranno un territorio proibito; al pari di San Francesco, che è appena al di là del ponte ed è attaccato a Pontassieve, ma è già comune di Pelago.
E, allora, è opportuno dire che questa libertà di oggi, che pure non è poca cosa dato che permette al Mannu almeno di respirare un po' d'aria, di vedere le stagioni e di stare con la sua ragazza nella loro casa, altro non è che l'ennesima gradazione della galera. Quando entri in galera, in realtà non ne "esci". Prima devi passare per tutta una serie, una matrjoška di restrizioni. Si comincia con la cella. Con la galera vera e propria. Coi secondini, con le sbarre, con le schifezze di casanza, con l'ora d'aria. Ne esci per andare alla galera a domicilio: genitori, niente comunicazioni, eccetera. Poi si passa alla galera territoriale: il carcere si dilata fino a comprendere l'intera estensione di un comune. Alla fine, sarai libero, ma libero nella galera generalizzata che è diventata la cosiddetta "Italia".
Nel frattempo, tanti altri compagni sono ancora alla "prima fase". Alla galera autentica. Ai secondini, alle sbarre e a tutto il resto. Ce ne sono di nuovi, magari per il nome che portano. Gridando Mannu libero! si deve continuare a gridare libertà per tutti i compagni, per tutti gli antifascisti, per tutti gli antagonisti incarcerati. E senza nessuna distinzione tra le varie gradazioni.
L I B E R I T U T T I ! ! ! ! !
E, se tanto mi dà tanto, uno di questi giorni si vedrà qualcuno andarlo a gridare dall'alto delle colline di Santa Brigida, che è ancora nel comune di Pontassieve. Oltre, no. All'Olmo è già Fiesole. Il Monte Senario è già Vaglia.
Nella foto: Le Sieci viste dall'Arno, ca. 1920.
Nella foto: Le Sieci viste dall'Arno, ca. 1920.