Andando in giro per questa città, mi par d'avere colto delle voci, ai tavolini dove qualche anziano resiste ancora a stratracannare, a stramaledir le donne, il tempo ed il governo, sull'esistenza, in un tempo che fu, del tram e del filobus. Incuriosita da quelle strane parole, mi sono acquattata sotto un tavolino (sperando anche che mi cascasse qualche pezzetto d'un panino, cosa che puntualmente non è avvenuta) e mi sono messa ad ascoltare.
Ebbene, sì: una volta, questa città era piena di rotaje che di fili aerei che penetravano fin nelle parti più monumentali del centro storico. Dovevano essere epoche di scarso o scarsissimo traffico veicolare privato; ad ogni modo, si trattava di mezzi economici e puliti, anche se allora, con tutta probabilità, parole come inquinamento, ambiente e quant'altro le si doveva trovare soltanto nelle parole crociate. In questa città, come tutti sanno, tutto è regolato dall'estetica; ogni cosa deve rispondere a certi canoni in modo da non deturpare la visione dei cittadini che, normalmente, se ne stracatafottono dei capolavori davanti ai quali passano davanti ogni giorno, ignorando persino chi li abbia costruiti o fatti costruire (ma beandosi regolarmente di essere nati o abitare nella culla del Rinascimento o altre cose del genere). Viceversa, le orde di turisti che la percorrono in ogni stagione, debbono starsene col naso all'aria a sentire le spiegazioni in tutte le lingue delle guide, facendo finta di essere interessati, scattando fotografie, acquistando souvenìglia, pizzàglia a taglio, scarpàglia, vestitàglia e altra paccottìglia che, in verità, ha degradàto il centro di questa città ben prima che arrivassero i venditori di collanine e di elefantini da certi paesi che è inutile nominare; e anche, va detto, pisciando sui monumenti in quantità ben più copiose di certi somali che furono così duramente redarguiti da una signora d'antico lignaggio che visse a Manhattan.
In nome dell'estetica, quindi, un bel dì gli amministratori di questa città -che ancora non erano sceriffi, va detto-, decisero che le rotaje del tram andassero sbarbate, e che il fili del filobus dovessero essere sfilati. Certo che formavano un bell'intrico; furono sostituiti da esteticissimi autobus a gasolio, che presero ad ammorbare l'aria facendo peraltro assumere alla famosa Cattedrale un colorito tra il verdognolo e il nerastro. Nel frattempo, il traffico veicolare privato aumentava, aumentava, aumentava: automobili, motorini, di tutto. Fu istituita la Zona a Traffico Limitato, ogni sorta di divieto (di transito e di sosta), i varchi, il telepass, con il risultato che, per magìa, le zone limitrofe al centro si videro ancor più congestionate, e il centro si ritrovò inspiegabilmente ancor più intasato di macchine. O com'è?
Qualche anno fa, approfittando di alcuni contributi & fondi statali e “europei”, l'amministrazione di turno decise ch'era ora di tornare all'antico pur nel moderno. Si fa la Tranvìa! Eh? La Tranvìa? O non era antiestetica? E le rotaje? E tutto il resto? Nulla da fare. S'ignorarono del tutto le proposte di chi desiderava una classica metropolitana, con vari pretesti (tra cui quelli “archeologici”; ma se i reperti rimangono sotto terra, a noi cosa ce ne importa?), e non tenendo conto che, all'estero, le metropolitane esistono in città ben più piccole di questa; e giù con la tranvìa in superficie. Ho detto alcuni anni fa. I lavori per la prima linea sono ancora in corso, e non se ne vede la fine. Lavori che sembrano essere proceduti senza uno schema logico, a macchia di leopardo; ci sono dei tratti che paiono già finiti, mentre a 200 metri di distanza si stanno ancora facendo i primi scavi. Lavori che hanno trasformato certe zone di questa città in perenni ingorghi, vialoni larghissimi in anguste mulattiere, attraversamenti pedonali in passaggi dalla pericolosità simile a quella delle passerelle sospese sul Gran Canyon, nei film di Indiana Jones. Ma sopportiamo con pazienza, nonostante un referendum organizzato da alcuni buontemponi improvvisatisi paladini dell'ambiente e degli alberi, nonostante i disagi, nonostante tutto quanto. Anche perché sono previste altre due linee. Vi passeranno dei veri e propri treni, altro che “tram”, e tutto sarà finalmente risolto. Nel senso che alcuni cittadini si serviranno del tram come ora si servono degli autobus, mentre la maggioranza continuerà a utilizzare l'automobile, il motorino o la moto come ha sempre fatto.
Come comportarsi, nell'attesa che i lavori finiscano? La risposta ci è data, finalmente, dalle due foto gattigitali che mi sono pregiata di aver scattato nel pomeriggio di oggi, 17 ottobre 2008, ad un incrocio particolarmente trafficato in prossimità del cantiere per la Tranvìa, e proprio mentre Sturmtruppen di vigili urbani e di carrattrezzi stavano rimuovendo le automobili parcheggiate incautamente nelle viuzze adiacenti, per un lavaggio strade diurno. Ovviamente, in questa città, il lavaggio strade mica si fa di notte: lo si fa tra le due e le tre del pomeriggio!
Insomma, dobbiamo dire, non resta che affidarci alla Madonna. E, infatti, è ciò che ci invitano a fare con la statua di Santa Maria Vergine sistemata su un'aiuola prospiciente al cantiere (aiuola, naturalmente, lordata d'ogni specie di siringa, cartaccia, sterro effettuato 5 anni fa e mai ricoperto, preservativo, reperto biologico, code di archaeopteryx, eccetera). Ammirate l'atteggiamento orante e divoto della Madonna, che guarda con aria misericordiosa il cantiere dall'eternità del tutto simile a quella de' cieli, elevando a gloria del Signore un càntico di speranza: Magnificat anima mea Tranviam, et exultabit binarium meum. Ad essa possono rivolgersi i cittadini che passano, su un veicolo o a piedi, trattenendosi così dall'elevare al Signore espressioni assai più colorite e blasfeme, seppur pienamente giustificate. Ella protegge il pedone che deve attraversare la strada, conscio di rischiare la vita ad ogni passo; si affida a Lei che, nella sua infinita grazia, gli permetterà di arrivare dall'altra parte senza essere stato travolto contemporaneamente da 812 automobili, 128 motorini, 48 camion e un Gasolone, e indi ridotto alla consistenza della confettura Santa Rosa (ori pro nobis pure lei, tanto che c'è). Nel contempo, Nostra Signora della Tranvia cerca di fare quel che può anche per vegliare sulla salute dei lavoratori del cantiere; si sa che è un compito inutile in questo paese dove sul lavoro non muore mai nessuno, però una protezione in più non guasta. Tanto più che la Poveretta, ahimé, nella sua sistemazione attuale sembra quasi più una prigioniera a Guantánamo che una Madonna...
E se, per caso, la Madonna non bastasse, è d'uopo un po' di buonumore. A tale riguardo, come si può vedere nell'altra foto scattata proprio sotto la Madonnina della Tranvia, si evince che il responsabile del cantiere è un noto attore comico. Insomma, per concludere: preghiamo e ridiamo, al resto ci pensano le autorità. Miao!
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