Firenze, 1° luglio 2011, ore 17 circa.
Non crediate che la sottoscritta sia una gatta nera poco impegnata; anch'io, facendo peraltro ben attenzione a non farmi stiacciare dai numerosi piedi umani presenti, partecipo alle manifestazioni. Alle quali ci sono parecchi cani, e non vedo quindi perché non debba esserci una gatta!
La manifestazione era intitolata "Firenze bene comune", e non ve ne sto a parlare così tanto perché ne avrete sicuramente letto su qualche giornale; oppure c'eravate, cosa assai più raccomandabile. Ma poiché io sono una gatta coscienziosa e preferisco sempre arrivare un po' prima che un po' dopo, mi aggiravo per la piazzetta tranquilla quando mi è saltato agli occhi il particolare che vedete nella foto (che vi consiglio di ingrandire cliccandoci sopra).
Nella piazzetta in questione ha sede da alcun tempo la Comunità islamica di Firenze e Toscana, con dicitura (appunto) in toscano e in arabo. L'arabo non lo so leggere bene, anche se presumo che le due ultime parole suonino Filurânsa wa Tusqana. Insomma, questa cosa che sembra (ed era) un fondo commerciale, è in realtà l'attuale moschea di Firenze.
Nel mezzo alle due vetrine della moschea, o comunità, o fondo che dir si voglia, stava un piccione. Talmente immobile, e dall'aria sí fiera, che quasi pareva star lì a far da guardia. Mi è venuto a mente che proprio quelle case, così come del resto recita una non nuova e solenne lapide colà apposta, videro la nascita di Lorenzo Ghiberti, il sommo artista delle Porte del Paradiso.
Sovente mi accade di intuire qualche collegamento tra le cose, senza saper però esprimerlo a dovere; e questo è uno di quei casi. In attesa di trovare, se mai succederà, le parole giuste, non posso che formulare un augurio.
Quello che il piccione di guardia sopra Filurânsa wa Tusqana si adoperi per scaricare tutta la merda che ha in corpo (e i piccioni ne hanno, come noto, da vendere) sopra la testa di qualche intollerante razzista demente che si trovi a passar di là, nel cuore della Firenze alluvionata che cacciò un presidente della repubblica a colpi di mota, nel cuore della Firenze degli artigiani fatti sloggiare, nel cuore della Firenze che ancora non ha voglia di cedere.
Splòch!
Non crediate che la sottoscritta sia una gatta nera poco impegnata; anch'io, facendo peraltro ben attenzione a non farmi stiacciare dai numerosi piedi umani presenti, partecipo alle manifestazioni. Alle quali ci sono parecchi cani, e non vedo quindi perché non debba esserci una gatta!
La manifestazione era intitolata "Firenze bene comune", e non ve ne sto a parlare così tanto perché ne avrete sicuramente letto su qualche giornale; oppure c'eravate, cosa assai più raccomandabile. Ma poiché io sono una gatta coscienziosa e preferisco sempre arrivare un po' prima che un po' dopo, mi aggiravo per la piazzetta tranquilla quando mi è saltato agli occhi il particolare che vedete nella foto (che vi consiglio di ingrandire cliccandoci sopra).
Nella piazzetta in questione ha sede da alcun tempo la Comunità islamica di Firenze e Toscana, con dicitura (appunto) in toscano e in arabo. L'arabo non lo so leggere bene, anche se presumo che le due ultime parole suonino Filurânsa wa Tusqana. Insomma, questa cosa che sembra (ed era) un fondo commerciale, è in realtà l'attuale moschea di Firenze.
Nel mezzo alle due vetrine della moschea, o comunità, o fondo che dir si voglia, stava un piccione. Talmente immobile, e dall'aria sí fiera, che quasi pareva star lì a far da guardia. Mi è venuto a mente che proprio quelle case, così come del resto recita una non nuova e solenne lapide colà apposta, videro la nascita di Lorenzo Ghiberti, il sommo artista delle Porte del Paradiso.
Sovente mi accade di intuire qualche collegamento tra le cose, senza saper però esprimerlo a dovere; e questo è uno di quei casi. In attesa di trovare, se mai succederà, le parole giuste, non posso che formulare un augurio.
Quello che il piccione di guardia sopra Filurânsa wa Tusqana si adoperi per scaricare tutta la merda che ha in corpo (e i piccioni ne hanno, come noto, da vendere) sopra la testa di qualche intollerante razzista demente che si trovi a passar di là, nel cuore della Firenze alluvionata che cacciò un presidente della repubblica a colpi di mota, nel cuore della Firenze degli artigiani fatti sloggiare, nel cuore della Firenze che ancora non ha voglia di cedere.
Splòch!