domenica 2 novembre 2008

E Paperopolis



Stavo facendo il mio mattutino giretto al bar, alla ricerca di storielle da raccontare, quando mi sono caduti gli occhi (e sono occhi che ci vedono benissimo, come si conviene a una gatta) sulla prima pagina di un quotidianello (poiché io non dirò mai di quale città si tratti, lo chiamerò Il Questacittà, anche perché facente parte di una catena di "testate cittadine" che, nel titolo, regolarmente usa il nome della città preceduta dall'articolo "il") che riportava una notiziuola con ampio risalto. Come si fa, oggi, a catturare l'attenzione del lettore? Esistono alcune parole-chiave di sicuro effetto: esasperazione, incubo, degrado, polveriera...insomma, tutto un ammennicolo di idiozie per le quali, un giorno o l'altro, bisognerebbe un giorno o l'altro chiedere civilmente conto agli autori e ai mandanti (i cui scopi sono ovviamente chiarissimi).

Secondo questo articolo, nel Quartiere 3 di questa città i cittadini sarebbero oramai pronti ad insorgere (o qualcosa del genere, ma la sostanza è quella) a causa delle "scritte sui muri" che imbrattano le facciate degli stabili, particolarmente quelle prospicienti un certo centro sociale chiamato CPA che viene ovviamente tirato subito in ballo come autore. Vengono intervistati i consueti tizi che non hanno alcun dubbio al riguardo, magari ignorando, del tutto come si specifica a chiare lettere nel pronto articolo di risposta del sito del centro sociale, che il CPA non fa più scritte sui muri a partire dal 1993, e che anzi, da un bel po' di tempo, sta facendo di tutto per non incorrere in cattivi rapporti con il vicinato, e che mostra verso la popolazione e verso il quartiere un rispetto ben maggiore di quanto non ne pratichino certi pennaioli che si divertono in ogni modo, loro sì, ad esasperare gli animi per far vendere una copia o un po' di pubblicità in più, pubblicando notizie prive di fondamento reale ma con il preciso intento di contribuire alla santa causa dell'eliminazione di ogni forma di opposizione reale.

Dite che sono esagerata? Ma no, carissimi miei amici di pelo e ignudi. Non sono esagerata, perché girando e girando per questa città mi sono accorta di quanti e quanti muri siano letteralmente imbrattati e inzuppati di scritte, scrittine, croci celtiche eccetera, opera di un certo gruppo politico "giovanile" di destra, nei confronti del quale non ho mai visto tirare in ballo incubi, esasperazioni, polveriere eccetera, e neppure tante geremìadi di bravi cittadini "che devono rifare la facciata". Eppure chiunque percorra almeno un po' le vie di questa città, ne avrà viste a bizzeffe! Ce ne sono nei posti più impensati, spesso assieme a sfilate di manifesti che annunciano questa o quella "iniziativa" del "centro sociale di destra" (sic). Affissioni in dispregio a qualsiasi ordinanza comunale e, mi di permetta di dire, a qualsiasi regola di civiltà e di educazione che poi questi bellimbusti vorrebbero imporre agli altri; ma è del resto arcinoto che questi signori sono dei fan della legalità soltanto quando non li tocca; altrimenti non avrebbero il caporione nazionale che hanno.

Se l'autore (che poi è un autrice) dell'articolo de Il Questacittà volesse fare anch'ella qualche giretto senza sbattere in prima pagina chi non ha fatto niente, e concentrandosi invece su chi i propri imbrattamenti li firma senza possibilità di equivoco, farebbe senz'altro meglio. Ancor meglio farebbe se, visto il livello oramai da Papersera che il suo quotidiano "indipendente" ostenta nei bar e dovunque sia in libera distribuzione, a proporre alla direzione generale di cambiare la denominazione della catena da E Polis in E Paperopolis. Magari, chissà, forse assumerebbero finalmente anche il mio amico, il gatto Malachia. Miao!