No so esattamente, cari amici e care amiche di pelo e non pelo, come consideriate questo blog; a dire il vero non me ne importa nemmeno granché, e comunque se ne riparlerà quando troverete un'altra gatta nera che ne tiene uno. Oggi, peraltro, sono in vena poetica; all'amico Sussi è tornata in mente una vecchia cosa che gli aveva raccontato la sua ex moglie (ebbene sí, è stato pure sposato; io proprio questi umani non li capisco...). Dovete sapere che il Sussi in questione, pochi giorni fa, ha avuto una recrudescenza della sua vecchia allergia, uimmèna, ai gatti siamesi; sconsolato per la cosa, e dopo aver fatto una crisi asmatica che c'è voluto l'intervento del 118 presso una farmacia dove si era recato e dove stava pressoché agonizzando, conversava amabilmente con la sottoscritta e, naturalmente, io gli domandavo come stesse (minacciandolo però velatamente di non azzardarsi a farsi pigliare un'allergia alla qui presente); e mi rispondeva, fortunatamente, di stare bene, anzi come un papa. Al che mi ha detto: "O Pampa, ma che te l'ho mai detta la poesia di' papa?" Scrutando la mia aria interrogativa, mi ha spiegato: "Secondo me è il capolavoro della poesia moderna in lingua italiana. Macché Quasimodo, macché Ungaretti, macché Montale! Un autentico masterpiece spontaneo, inarrivabile vetta del verseggiare sciolto, ermetismo che neanche Ermete, cattura de' più secreti moti dell'animo che infuturano la felicità nell'io assente della Weltanschauung d'un giovane spirito interrogantesi sul proprio stream of consciousness in una radïosa mattinata d'emozioni metacrilate al cadmio!"
Al che gli ho tirato un graffio, ma di quelli sodi.
Ripresosi, e messosi un cerotto, ha continuato: "Insomma, la mia ex moglie mi disse che l'aveva scritta e declamata un suo compagno di classe, al liceo Giosuè Pascoli di Siena (o forse era l'Ugo Leopardi, non ricordo), e mi spiace che la Gran Rete non ne serbi memoria. La vorresti urbanamente mettere sul tuo blog? S'intitola I' papa.
Potevo dirgli di no? Ed eccovi quindi questo capolavoro, da oggi consegnato alla futura memoria e alle spire indistricabili di Google:
Al che gli ho tirato un graffio, ma di quelli sodi.
Ripresosi, e messosi un cerotto, ha continuato: "Insomma, la mia ex moglie mi disse che l'aveva scritta e declamata un suo compagno di classe, al liceo Giosuè Pascoli di Siena (o forse era l'Ugo Leopardi, non ricordo), e mi spiace che la Gran Rete non ne serbi memoria. La vorresti urbanamente mettere sul tuo blog? S'intitola I' papa.
Potevo dirgli di no? Ed eccovi quindi questo capolavoro, da oggi consegnato alla futura memoria e alle spire indistricabili di Google:
Si sta
come un ragno pinolo
sugli alberi
le pigne.
come un ragno pinolo
sugli alberi
le pigne.