venerdì 20 agosto 2010
mercoledì 11 agosto 2010
Ancora una Liberazione
Stasera, qualcuno percorrerà le strade di questa città per ricordare una cosa oramai lontanissima. Sessantasei anni fa, undici agosto millenovecentoquarantaquattro. Ogni anno che passa, sempre di meno; quelli che videro e vissero quel giorno non ci sono, in gran parte, più.
Pochi passi nelle strade semideserte; chi incontrerà quello sparuto corteo, quasi spettrale, si chiederà forse di che cosa si tratti; e non sa che questa città, così come tutte le altre di questo paese perennemente sull'orlo del baratro del fascismo, dovrebbe di nuovo liberarsi. Perché il nuovo fascismo, che poi è ancora quello vecchio, sta vincendo. Ci sta avvolgendo come mosche in una ragnatela. Ci sta inglobando senza speranza.
Sembra avere parole e metodi diversi, ma è sempre la solita, terribile vecchia storia con l'aggiunta degli strumenti mediatici e tecnologici. Ha permeato talmente in profondità la nostra società che non ha più neanche bisogno di dichiarare la dittatura: la "democrazia", anzi, si è rivelata uno strumento ben più efficace per instaurare il controllo sulle nostre vite e sulle nostre coscienze. Ci hanno fatto credere di essere un paese "libero" quando invece siamo soltanto una massa di schiavi istupiditi cui periodicamente viene chiesta la farsa di un avallo col voto.
E ci prestiamo al gioco, in questa recita tragica e comica che ha tutto della Commedia dell'Arte. Ruoli fissi. Persino quello di chi si rifugia nelle equiparazioni e nelle agudezas aforismatiche per concludere invariabilmente che sono tutti fascisti tranne lui, riservandosi così il privilegio del "distacco" e il comodo rifugio in ovattate nicchie temporali. C'è una cosa, invece, che quei pochi fantasmi che percorrono a sera le strade della città sembrano volerci dire.
Ci ricordano di essere stati soli, disperati e senza alcuna speranza di riuscire a vincere un nemico insormontabile. Ciononostante andarono avanti; quel che ne hanno ricevuto in cambio è stato, costantemente, delegittimazione, fastidio, menzogne, noia blasée. A distanza di quasi settant'anni ci troviamo nella stessa situazione di allora: soli e disperati.
Ancora una liberazione, allora, ci sarebbe da fare. Senza curarsi di niente e di nessuno. Ci sarebbe da vincere la paura, l'intolleranza, la crassa stupidità che è il terreno più fertile per il fascismo (e che esso ha perfettamente coltivato), il securitarismo. Non si è ancora appreso che il fascismo crea insicurezza per poi poter invocare la repressione.
Ancora una liberazione; ma stavolta devono essere distrutti. Non ne deve essere lasciato uno libero di nuocere e di spargere di nuovo il germe, di far proliferare il cancro che ci sta uccidendo.
Pochi passi nelle strade semideserte; chi incontrerà quello sparuto corteo, quasi spettrale, si chiederà forse di che cosa si tratti; e non sa che questa città, così come tutte le altre di questo paese perennemente sull'orlo del baratro del fascismo, dovrebbe di nuovo liberarsi. Perché il nuovo fascismo, che poi è ancora quello vecchio, sta vincendo. Ci sta avvolgendo come mosche in una ragnatela. Ci sta inglobando senza speranza.
Sembra avere parole e metodi diversi, ma è sempre la solita, terribile vecchia storia con l'aggiunta degli strumenti mediatici e tecnologici. Ha permeato talmente in profondità la nostra società che non ha più neanche bisogno di dichiarare la dittatura: la "democrazia", anzi, si è rivelata uno strumento ben più efficace per instaurare il controllo sulle nostre vite e sulle nostre coscienze. Ci hanno fatto credere di essere un paese "libero" quando invece siamo soltanto una massa di schiavi istupiditi cui periodicamente viene chiesta la farsa di un avallo col voto.
E ci prestiamo al gioco, in questa recita tragica e comica che ha tutto della Commedia dell'Arte. Ruoli fissi. Persino quello di chi si rifugia nelle equiparazioni e nelle agudezas aforismatiche per concludere invariabilmente che sono tutti fascisti tranne lui, riservandosi così il privilegio del "distacco" e il comodo rifugio in ovattate nicchie temporali. C'è una cosa, invece, che quei pochi fantasmi che percorrono a sera le strade della città sembrano volerci dire.
Ci ricordano di essere stati soli, disperati e senza alcuna speranza di riuscire a vincere un nemico insormontabile. Ciononostante andarono avanti; quel che ne hanno ricevuto in cambio è stato, costantemente, delegittimazione, fastidio, menzogne, noia blasée. A distanza di quasi settant'anni ci troviamo nella stessa situazione di allora: soli e disperati.
Ancora una liberazione, allora, ci sarebbe da fare. Senza curarsi di niente e di nessuno. Ci sarebbe da vincere la paura, l'intolleranza, la crassa stupidità che è il terreno più fertile per il fascismo (e che esso ha perfettamente coltivato), il securitarismo. Non si è ancora appreso che il fascismo crea insicurezza per poi poter invocare la repressione.
Ancora una liberazione; ma stavolta devono essere distrutti. Non ne deve essere lasciato uno libero di nuocere e di spargere di nuovo il germe, di far proliferare il cancro che ci sta uccidendo.
giovedì 5 agosto 2010
Rivoluzioni colorate 2
Macché Onda Verde in Iran (e che è, una rivoluzione o Viaggiare Informati?). Macché Rivoluzione Arancione in Ukraina (bella rivoluzione del cazzo, con due o tre stronzi che si passano il testimone a fare stronzate). Le vere Rivoluzioni Colorate ce le abbiamo qui in Ithàglia, parola di Gatta Pampalea. Dopo la mozzarella blé e la ricotta rossa, avevo ipotizzato il provolone verde o il caciocavallo rosa; e invece è toccato alla materia prima. Al latte di mucca. Pare che una coppia di Piombino, aprendo un cartone di latte a lunga conservazione (quello che da una vecchia all'Esselunga il mio amico Sussi ha sentito chiamare a lunga conversazione, chissà che chiacchierate ci si faceva!), si è accorta che anche questo era blé. Boia dé, come le sigarette Diana; ma visto che ci sono anche quelle rosse, vorrà dire che quelle sono alla ricotta.
Immagino un po' la conversazione della coppia piombinese quando ha aperto il cartone di latte:
-Dééé Ademiro vieni 'n po' a vedé'....
- Occheccè madonnarbùio Vardemara...possibile 'e 'un posso mai 'aà 'n pace...
- Sééé...se si beveva 'staòsa si che sì 'aàva e anco 'n guèra..'varda 'n po' ir latte che s'è comprato ar discàunte...!
- Budellaccio d'eva....ma è blé!
- O che sarà ir latte del grande puffo...?
- Fammi 'n po' vedé da dove viene...
- Boh, c'è tutto scritto 'n tedesco....'varda 'n po se ci 'apisci te quarcosa...
- 'Spetta...."Endlösung Milchprodukte GmbH"...o cosa vorà dì...?
- O che lo so....? Però 'ntanto fammelo buttà 'sto troiaio...
- No!! Aspetta! Prima di tutto bisogna telefonà ar Tirèno e a Repùbbria....sai i vaìni 'e ci si fa! Ma te l'immagini te? Scoperto ir latte blé a Piombino...
- Sì, e domani magari anco ir caffè giallo alla Venturina, così sai che caffellattino ci si fa! Sembra la maglia der Verona!
- Però dammene anco 'n poìno, ci voglio fa' un frappé pe' quer budiùlo der padrone di 'asa...'ni si fa venì 'na 'aaióla 'e ni passa la voglia di venicci a caramellà gli zibidèi 'oll'affitto...!
Insonna, come dire: dalla Germania ci mandano tutta robina bona! La prossima che sarà, i ceci allo Zyklon B?.... Miao! Da parte mia, io consumo solo croccantini toscani al peposo dell'Impruneta marca "Francalanci Giuseppe & Figli", altro che Friskies!
Immagino un po' la conversazione della coppia piombinese quando ha aperto il cartone di latte:
-Dééé Ademiro vieni 'n po' a vedé'....
- Occheccè madonnarbùio Vardemara...possibile 'e 'un posso mai 'aà 'n pace...
- Sééé...se si beveva 'staòsa si che sì 'aàva e anco 'n guèra..'varda 'n po' ir latte che s'è comprato ar discàunte...!
- Budellaccio d'eva....ma è blé!
- O che sarà ir latte del grande puffo...?
- Fammi 'n po' vedé da dove viene...
- Boh, c'è tutto scritto 'n tedesco....'varda 'n po se ci 'apisci te quarcosa...
- 'Spetta...."Endlösung Milchprodukte GmbH"...o cosa vorà dì...?
- O che lo so....? Però 'ntanto fammelo buttà 'sto troiaio...
- No!! Aspetta! Prima di tutto bisogna telefonà ar Tirèno e a Repùbbria....sai i vaìni 'e ci si fa! Ma te l'immagini te? Scoperto ir latte blé a Piombino...
- Sì, e domani magari anco ir caffè giallo alla Venturina, così sai che caffellattino ci si fa! Sembra la maglia der Verona!
- Però dammene anco 'n poìno, ci voglio fa' un frappé pe' quer budiùlo der padrone di 'asa...'ni si fa venì 'na 'aaióla 'e ni passa la voglia di venicci a caramellà gli zibidèi 'oll'affitto...!
Insonna, come dire: dalla Germania ci mandano tutta robina bona! La prossima che sarà, i ceci allo Zyklon B?.... Miao! Da parte mia, io consumo solo croccantini toscani al peposo dell'Impruneta marca "Francalanci Giuseppe & Figli", altro che Friskies!
martedì 3 agosto 2010
La centrale termica
Cliccare sulla foto per ingrandire.
Già.
Era molto più probabile che fosse la centrale termica.
Infatti, notoriamente, nelle stazioni le centrali termiche si trovano nelle sale d'aspetto.
Non lo vedete anche voi, oggi, nelle sale d'aspetto privatizzate delle stazioni privatizzate che chiudono alle ore 21 privatizzate per motivi di sicurezza privatizzata?
Un profluvio di centrali termiche. Un delirio di centrali termiche. Anzi, tutta la sala d'aspetto è una centrale termica.
Lo dice(va) il Resto del Carlino di Bologna nella sua "edizione straordinaria" del 2 agosto 1980. "Può essere una bomba, ma sembra più probabile l'ipotesi dello scoppio della centrale termica".
Secondo me, un giorno o l'altro andrà proprio così. La bomba non c'è stata. Sulla lapide in sala d'aspetto scriveranno: 2 Agosto 1980, vittime della centrale termica.
A proposito: il Resto del Carlino di Bologna appartiene allo stesso gruppo editoriale della Nazione di Firenze; così per specificare. Insieme fanno, ora, il Quotidiano Nazionale; ma il 2 agosto 1980 ancora non era così. Il 2 agosto 1980, però, e come ancora oggi, fanno parte della carta da culo.
Chissà dove ce le avranno, nelle loro sedi, le centrali termiche.
Era molto più probabile che fosse la centrale termica.
Infatti, notoriamente, nelle stazioni le centrali termiche si trovano nelle sale d'aspetto.
Non lo vedete anche voi, oggi, nelle sale d'aspetto privatizzate delle stazioni privatizzate che chiudono alle ore 21 privatizzate per motivi di sicurezza privatizzata?
Un profluvio di centrali termiche. Un delirio di centrali termiche. Anzi, tutta la sala d'aspetto è una centrale termica.
Lo dice(va) il Resto del Carlino di Bologna nella sua "edizione straordinaria" del 2 agosto 1980. "Può essere una bomba, ma sembra più probabile l'ipotesi dello scoppio della centrale termica".
Secondo me, un giorno o l'altro andrà proprio così. La bomba non c'è stata. Sulla lapide in sala d'aspetto scriveranno: 2 Agosto 1980, vittime della centrale termica.
A proposito: il Resto del Carlino di Bologna appartiene allo stesso gruppo editoriale della Nazione di Firenze; così per specificare. Insieme fanno, ora, il Quotidiano Nazionale; ma il 2 agosto 1980 ancora non era così. Il 2 agosto 1980, però, e come ancora oggi, fanno parte della carta da culo.
Chissà dove ce le avranno, nelle loro sedi, le centrali termiche.
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