sabato 24 ottobre 2009

Ponte Esselunga, già Ponte Vecchio



Nonostante la bella giornata di sole, e per una gatta il sole è assolutamente necessario, oggi forse avrei preferito non essere uscita, o andare da qualche altra parte invece che nel centro storico. Invece no: ho deciso proprio di andare verso quello che, fino a qualche giorno fa, in tutto il mondo era noto come Ponte Vecchio, e che ora invece sarebbe più opportuno chiamare Ponte Esselunga, dal nome della nota catena di supermercati che se ne è impadronita, piazzandoci sopra -con il pretesto di alcuni lavori che ovviamente dureranno almeno fino al 16 gennaio 2010, data di scadenza della promozione delle posate Sambonet- il gigantesco tabellone pubblicitario che potete osservare nelle disgraziate fotografie prese da uno dei miei inseparabili amici (nella fattispecie, quello lungo).

Mi ricordo, quand'ero ancora gattina, di un bislacco movimento, chiamato "Amici della Bicicletta", il quale riuscì addirittura a spedire ad un'elezione municipale un suo rappresentante in consiglio comunale. Tale movimento, che lottava contro i' degrado del centro storico focalizzandosi correttamente non sui venditori abusivi, bensì sulle orde di turisti di massa, sulle legalissime pizzattaglio & rivendite di paccottiglie e sull'espulsione dei cittadini dal centro a cura di banche, assicurazioni, stylisti eccetera eccetera, aveva adottato uno slogan riportato su migliaia di adesivi e manifesti: Questa città non è Disneyland. Bene. Ora come ora, forse, sarebbe più giusto affiggere degli adesivi e dei manifesti con sopra scritto: Disneyland non è questa città. Dubito infatti (e me lo confermano alcuni amici gatti colà residenti) che a Disneyland si abbia tale ed abnorme cattivo gusto. Il ponte più antico e più noto della città, famoso in tutto il mondo, vero e proprio simbolo di bellezza, trasformato in semplice e terrificante supporto pubblicitario per un supermercato e per le sue promozioncine coi punti.

Vorrei anche felinamente far notare che si tratta dello stesso Ponte dal quale, in nome della salvaguardia da i' degrado, qualche tempo fa un solerte assessore fece rimuovere tutti i cosiddetti "lucchetti dell'amore" che le coppiette avevano attaccato alla grata che protegge la statua di un celebre beccajo, pardon, di un celebre orafo, che vi si trova. Può darsi che sia un'usanza abbastanza imbecille, certamente, o una moda del cavolo corroborata dai romanzetti di Moccia; ma, certamente, i lucchettini non erano poi poi così visibili e "degradanti" come il mostruoso tabellone alla cui installazione il Comune deve avere pur dato l'assenso. Ma si sa bene come funzionano le cose: quando c'è di mezzo il dindino e un bello sponsor di quelli tosti, non c'è più degrado che tenga. E l'Esselunga del tizio che pubblica i pamphlet contro i concorrenti rossi della Coop, la quale -a sua volta- sfratta il centro sociale per costruire l'ipermercato, è senz'altro un ottimo sponsor, coi suoi gioielli.

Dev'essere davvero un triste destino quello che accomuna i Ponti Vecchi di tutto il mondo. Quello di Mostar (Stari Most) fu fatto bombardare e distruggere durante una stupida guerra da un generale croato, il quale ebbe a dichiarare raggelantemente: "Era antico? Lo rifaranno più antico di prima". Anche il Ponte Vecchio che vedete nella foto, oramai trasformato in Ponte Esselunga, o Ponte dei Cucchiai e delle Forchette in finto argento, corse il rischio, nel 1944, di essere fatto saltare in aria dai tedeschi in fuga, che peraltro riservarono lo stesso destino a tutta la zona circostante. Il Ponte si salvò grazie al console tedesco, Gerhard Wolf, come si legge in una lapide fatta affiggere dal Comune circa due anni fa:


Si è salvato, il Ponte, dalla barbarie della guerra; ma non si è salvato da quella dei supermercati. Si è salvato grazie ad un tizio che di cognome faceva Lupo, ed io, gatta, mi trovo senza remore a dover ringraziare un lupo; pensate un po'. Ma dai lupi famelici del mercato e dell'imbecillità no, non si è salvato. Ha resistito anche ad un'alluvione rovinosa, ma all'inondazione dei cucchiaini non ha resistito. E me ne sono tornata verso il mio quartiere di periferia, passando giusto giusto davanti ad uno di quei supermercati, e ripromettendomi di farci una visitina nottetempo assieme ad una congrega di gatti che so io. O stai a vedere che la mattina, quando riaprono, di forchettine e cucchiai ne trovano di meno!