martedì 27 ottobre 2009

Alcune modest proposals della gatta Pampalea per i prossimi tabelloni pubblicitari sui ponti cittadini


E così, cari amici di pelo e senza pelo, pare che l'Esselunga abbia, stante l'insurrezione di mezza città, deciso di far rimuovere il tabellone pubblicitario sul Ponte Vecchio (che sarebbe dovuto restar là fino al 15 novembre, per poi essere sostituito da un altro di eguali dimensioni), chiedendo addirittura scusa alla popolazione. Ho però come il sospetto che abbiano fatto due conti, quei signori, e temuto un certo qual effetto boomerang sulle vendite di forchette e cucchiaini piuttosto che ravvedersi dello scempio ordito ai danni dello storico ponte.

Chiedendomi come mai, per un restauro da effettuare sul principale e più noto ponte cittadino, patrimonio di tutti ed anche dell'umanità si debba ricorrere alla sponsorizzazione privata a base di inutili oggetti finti-"esclusivi", e non a risorse economiche pubbliche gestite da soprintendenze e soprintendenzine che rompono i coglioni ai privati cittadini abitanti in un palazzo storico anche se devono far cambiare una lampadina, e poi permettono che un ipermercato sconci il Ponte Vecchio, oggi vorrei fare qualche modesta proposta per i futuri massacri di ponti cittadini, visto che questa è la moda e che persino su Palazzo Pitti campeggia da mesi, su un ponteggio mascherato da facciata, un megatabellone con una discinta modellona facciabbischero che fa pubblicità ad una non meglio precisata Amy Gee.

Io, da gattaccia popolana & girellona, propongo che, almeno, sui ponti cittadini si faccia pubblicità a negozi del quartiere. Basta "grande distribuzione". E basta anche con la dittatura dei ponti centrali. Quello che vedete nella foto in alto, ad esempio, è il Ponte a Greve. Se proprio lo si dovesse restaurare (anche perché ci passano sopra seicentomila macchine al giorno su via Pisana), lo si sponsorizzi con un bel tabellone del vicino Salumificio Senese (in via di Ugnano), ché sicuramente le sarcicce e i presciutti che vende sono assai migliori dei cucchiaini Sambonet.


Questo qui sopra, invece, è il Ponte all'Asse, sulla via delle Bagnese. Casomai minacciasse di crollare isolando l'omonimo (e delizioso) borghetto, lo si sponsorizzi con un tabellone fatto in casa della Premiata Falegnameria Pinzauti. Ora, a dire il vero, non so se esista davvero una Premiata Falegnameria Pinzauti; ma lo ritengo piuttosto probabile. Una qualche falegnameria nelle vicinanze esisterà di sicuro, e Pinzauti è un cognome assai diffuso nella zona. E, casomai non esistesse, si fondi all'istante una falegnameria, la si chiami "Pinzauti" (o si trovi un Pinzauti disposto a fare sia pur da prestanome) e si proceda, creando peraltro posti di lavoro.


Quest'altro ponte è il Ponte sul Mugnone. Le piene del Mugnone non sono frequenti, ma quando avvengono sono dei quattro novembre sessantasei neanche tanto in miniatura. Il 30 ottobre 1992 ne avvenne una che, in quattro balletti, trasformò il quartiere limitrofo dello Statuto in un lago (e dire che non era stato toccato dall'alluvione del '66!). Dovesse ripetersi tale calamità e il ponte (anch'esso assai trafficato) fosse minacciato, se ne sponsorizzi il rifacimento e il rafforzamento ricorrendo alla pizzeria dello Spera, luogo deputato al ristoro a buon mercato di generazioni di liceali.


Infine, quello che si vede qua sopra è il Ponte dell'Indiano. Ora, non vorrei dire, ma se tale ponte scricchiolasse, altro che Ponte Vecchio. Qui si manderebbe in tilt un'intera città. Per le future opere di restauro e consolidamento propongo di dare una mano fattiva al Terzo Mondo pubblicizzando liberamente uno dei suoi principali prodotti:


Naturalmente, per tutta la durata del restauro il ponte dovrebbe essere ribattezzato Ponte del Pakistano.