Dubito fortemente che conosciate questo signore qua.
A dire il vero, fino a due minuti fa quando ho cercato la sua immagine, non sapevo manco io che faccia avesse. Si chiama Aloke Lohia, è indiano ed è pure il "re della plastica". Secondo la famosa rivista "Forbes", sarebbe uno dei dieci uomini più ricchi del mondo.
Ne parlo, perché dovete sapere che fra poco si sposa sua figlia.
Pòle un babbo non avere a core il giorno più bello della propria figlia, quello in cui convola a giuste nozze con un pescatore del Kerala il suo grande amore? Assolutamente no, e lo sapete benissimo voialtre il cui babbo si è indebitato fino all'osso del collo (magari, poi, pure suicidandosi per la crisi) per offrirvi un banchetto per duecento invitati all' "Osteria da Gualtiero" di Ponte a Poppi e il viaggio di nozze alle Mardìve con ritorno saltato per overbooking.
Questo rischio, naturalmente, la figlia di Aloke Lohia non lo corre. Anzi. Per il suo matrimògno si è vista organizzare dal babbo una giornata da sogno, e dal valore di svariati milioni di euri. E lo sapete indove? A Firenze.
Eh sì, perché son finiti i tempi di Salgari in cui le sposine itagliane sognavano Sandokan che le rapiva e le portava a sposarsi nella giungla della Malesia, oppure il figlio del maragià di Entripur (e chiedailpermèss). Ora sono gli indiani, titolari di un'economia tra le maggiori del mondo e in costante crescita nonché di paperoni stratosferici di fronte ai quali Berlusconi fa la figura di un portinajo, che per i matrimoni delle figlie scelgono "località di sogno", esotiche, "ricche di storia", monumentali e quant'altro. Firenze, giustappunto. La quale, espulsi finalmente tutti gli abitanti dal centro, eliminata ogni traccia di fastidioso proletariato urbano, ridotti gli artigiani a rifugio per Daniel Day Lewis, sgomberati a forza gli ultimi Conciatori, bonificata dalla "Nazione" e da "Repubblica" a colpi di "degrado & sihurezza" e quant'altro, può finalmente assolvere al compito tanto agognato: quello di Disneyland per straricchi e per i loro sposalizi.
Otto milioni di euro. Questa sembra essere la "ricaduta in termini economici" del matrimonio della rampolla indiana su questa città di un'Europa esausta e impoverita. Dichiarano dal comune di Firenze: "Ce ne vorrebbero tre o quattro l'anno, di questi eventi". Eh sì, perché non si tratta solo del matrimonio. E', naturalmente, anche un evento mondano di prim'ordine. Tutti gli hôtel più di extramegacatasuperlusso ampiamente esauriti. Giardini storici prenotati. Ostentazione, denaro, potenza; dall'India, capito?
E così, mentre Firenze -per ritrovare qualche goccia di sangue- può finalmente svendersi del tutto ai migliori offerenti, ci son persino quelli che fanno le campagnette per due assassini in divisa. E addirittura dei buontemponi che, per questo, vorrebbero muovere "guerra all'India".
Provateci un po' a andare a attaccare gli "striscioni per i marò" il giorno del matrimonio della figlia del signor Aloke Lohia, buffoni. Quando si sceglie la strada dei servi, è bene percorrerla e stare zitti. Un servo non ha nessun diritto di sentirsi superiore; è un servo e basta.
Questo rischio, naturalmente, la figlia di Aloke Lohia non lo corre. Anzi. Per il suo matrimògno si è vista organizzare dal babbo una giornata da sogno, e dal valore di svariati milioni di euri. E lo sapete indove? A Firenze.
Eh sì, perché son finiti i tempi di Salgari in cui le sposine itagliane sognavano Sandokan che le rapiva e le portava a sposarsi nella giungla della Malesia, oppure il figlio del maragià di Entripur (e chiedailpermèss). Ora sono gli indiani, titolari di un'economia tra le maggiori del mondo e in costante crescita nonché di paperoni stratosferici di fronte ai quali Berlusconi fa la figura di un portinajo, che per i matrimoni delle figlie scelgono "località di sogno", esotiche, "ricche di storia", monumentali e quant'altro. Firenze, giustappunto. La quale, espulsi finalmente tutti gli abitanti dal centro, eliminata ogni traccia di fastidioso proletariato urbano, ridotti gli artigiani a rifugio per Daniel Day Lewis, sgomberati a forza gli ultimi Conciatori, bonificata dalla "Nazione" e da "Repubblica" a colpi di "degrado & sihurezza" e quant'altro, può finalmente assolvere al compito tanto agognato: quello di Disneyland per straricchi e per i loro sposalizi.
Otto milioni di euro. Questa sembra essere la "ricaduta in termini economici" del matrimonio della rampolla indiana su questa città di un'Europa esausta e impoverita. Dichiarano dal comune di Firenze: "Ce ne vorrebbero tre o quattro l'anno, di questi eventi". Eh sì, perché non si tratta solo del matrimonio. E', naturalmente, anche un evento mondano di prim'ordine. Tutti gli hôtel più di extramegacatasuperlusso ampiamente esauriti. Giardini storici prenotati. Ostentazione, denaro, potenza; dall'India, capito?
E così, mentre Firenze -per ritrovare qualche goccia di sangue- può finalmente svendersi del tutto ai migliori offerenti, ci son persino quelli che fanno le campagnette per due assassini in divisa. E addirittura dei buontemponi che, per questo, vorrebbero muovere "guerra all'India".
Provateci un po' a andare a attaccare gli "striscioni per i marò" il giorno del matrimonio della figlia del signor Aloke Lohia, buffoni. Quando si sceglie la strada dei servi, è bene percorrerla e stare zitti. Un servo non ha nessun diritto di sentirsi superiore; è un servo e basta.