sabato 21 gennaio 2012

giovedì 19 gennaio 2012

Lo sgombero di via dei Conciatori


Oggi 19 gennaio 2012, alle ore 6 del mattino e dopo che mezzo quartiere di Santa Croce era stato chiuso al traffico e transennato dal Comune con la dicitura "Chiuso per manifestazione" (sic!), un battaglione intero fra polizia, carabinieri e vigili urbani ha provveduto a sgomberare con la forza l'immobile di via dei Conciatori.

Tale storico immobile, sede di antichissime concerie e di proprietà pubblica, ospitava da 31 anni tutta una serie di realtà sociali e associative fiorentine, dai Cobas al Circolo Anarchico Fiorentino, ed anche la prima associazione dei migranti senegalesi che si era costituita a Firenze. In tutti questi anni, letteralmente centinaia di iniziative per la popolazione vi sono state realizzate, in un quartiere che è stato progressivamente svuotato del suo tessuto sociale e dal quale la popolazione residente è stata espulsa a colpi di affitti e sfratti (attività nella quale Firenze detiene il record in Italia) per essere sostituita con prestigiosi appartamenti dati in affitto a stranieri "buoni", quelli danarosi, che fanno guadagnare fior di soldoni alle cricche politiche e speculative fiorentine.

In via dei Conciatori la storia si è ripetuta.

L'immobile è stato infatti messo all'asta, senza nessuna consultazione con le realtà sociali e politiche che vi operavano, e svenduto ad una società immobiliare, la "Toscotre", che si è costituita "ad hoc" soltanto tre giorni prima dello svolgimento dell'asta. La "Toscotre" si è aggiudicata l'immobile (1700 m2) ad un prezzo stracciato: 1150 euro al m2. Praticamente un prezzo da casa popolare, per impiantarvi tutta una serie di facilities e appartamenti che verranno ovviamente rivenduti ad un prezzo almeno cinque volte maggiore.

Stamani è stato proceduto allo sgombero forzato, con un dispiegamento di "forze dell'ordine" assolutamente esagerato. Praticamente mezzo quartiere è stato chiuso e presidiato da uomini armati fino ai denti. Le persone che si trovavano nell'immobile sono state allontanate a manganellate, anche se alcuni (facenti parte perlopiù del Circolo Anarchico Fiorentino, che fino all'ultimo ha proseguito la sua attività) hanno tentato un'estrema forma di resistenza salendo sul tetto, sul quale sono rimasti alcune ore. Nel frattempo, tutte le masserizie sono state rimosse e caricate su dei camion, mentre squadre di operai comunali provvedevano a murare porte e finestre. Il Comune di Firenze si fa quindi perfetto esecutore armato di interessi speculativi privati.



Come si vede dalle foto, l'intera via dei Conciatori è stata chiusa al traffico e occupata militarmente per operare lo sgombero; alle sue estremità, convocato letteralmente col tam tam della foresta, si è formato un presidio di militanti antagonisti fiorentini che, al termine, ha dato vita a un corteo fino al mercato e alla piazza di Sant'Ambrogio.

La giunta fascista e affaristica di Matteo Renzi, passata la sbornia mediatica, mostra ancora una volta il suo vero volto di braccio armato dei più loschi interessi affaristico-speculativi presenti in città. Con il pretesto del "bello", del "decoro" e della "lotta al degrado", Renzi sta distruggendo quel che resta della Firenze sociale e consegnando la città nelle mani della speculazione più smaccata e selvaggia. Privatizzazione dei trasporti pubblici, le bollette per l'acqua più care d'Italia nonostante il referendum del 12 e 13 giugno, sgomberi quotidiani, eliminazione del mercato di San Lorenzo: la faccia lurida di questo fascistello e dei suoi tirapiedi (come l'assessore al mercimonio, Fantoni, che sta espellendo tutto l'associativismo fiorentino per monetizzare gli immobili pubblici da svendere a speculatori di ogni tipo) è oramai pienamente smascherata.

L'esperienza di via dei Conciatori non finisce però qui, con l'espulsione e la consegna dell'immobile nelle mani sporche di chi sta trasformando sempre di più Firenze in una Disneyland a carissimo prezzo per le tasche di pochi, a spese sia delle realtà sociali e realmente antagoniste, sia della popolazione. Da sottolineare particolarmente il fatto che via dei Conciatori, come già detto prima, era sede anche di un'associazione di migranti senegalesi: la "solidarietà" falsamente sbandierata da Renzi dopo i fatti del 13 dicembre trova qui la sua perfetta e logica applicazione. I senegalesi vengono sgomberati e i loro assassini rimangono indisturbati, persino con l'annuale spettacolino della "manifestazione sulle foibe".

Non finisce qui, e nei prossimi mesi le realtà antagoniste e resistenti fiorentine saranno chiamate ad un'attività ancora maggiore e a una lotta ancora più dura e pericolosa per sconfiggere ogni tentativo di trasformare definitivamente Firenze (e non soltanto il suo centro storico) in un contenitore bello lustro, in un grazioso e pittoresco barattolo che sotto la patina del "bello" nasconde qualcosa di molto simile allo Zyklon B.

martedì 17 gennaio 2012

Pampalea suggerisce


Contrariamente a quanto si crede comunemente, noialtri gatti non ci abbiamo affatto paura dell'acqua. Lo dice anche Catpedia, versione felina dell'enciclopedia universale in rete, che i gatti sono persino ottimi nuotatori. Solo che ci fa una fatica immensa. Cosmica. Non si è gatti per caso. A differenza di quanto accade presso gli umani, che fanno andar per mare, e persino comandare navi, a dei personaggi che non dovrebbero nemmeno condurre un canotto a remi. No, dico io.

Ora, sia ben chiaro. Non intendo certamente fare la forcaiola a buon mercato, ché proprio la cosa mi aborre nel profondo. Però mi è capitato di seguire, come un po' tutti a due e a quattro zampe, la pazzesca vicenda della nave da crociera affondata davanti all'isola del Giglio; e ne sono rimasta allibita. Forse "allibita" non è nemmeno la parola giusta. Mi sono ricordata dei miei avi gatti di bordo, che le navi le abbandonavano ancor meno dei loro capitani; a cacciar topi per tutta la vita, e quando la nave se la prendevano gli abissi erano i primi, stando generalmente nelle stive o comunque nelle parti più basse, a andare a miagolare sulla luna e a invertire la catena alimentare trasformandosi in cibo per pesci. Se morivamo a bordo, ci schiaffavano in mare senza tante cerimonie; e non ci siamo mai lamentati, né abbiamo mai preteso l'abusata qualifica di eroi.

Nemmeno voglio partecipare allo sbranamento mediatico del comandante, né tantomeno a quello in atto sui social shitwork. Il comandante Schettino è un pover'ometto che ha pensato prima a salvarsi la pelle, come, ne sono certa, avrebbero fatto nella medesima situazione il 99% dei cialtroni che ora inveiscono contro di lui su Facebook e Twitter. Un'obiezione ragionevole che mi potrebbe essere posta, è che lo stesso 99% non è stato messo al comando di una nave da tre fantastilioni di tonnellate, a bordo della quale c'era un numero di persone pari al doppio degli abitanti dell'isola contro cui è andata a sbattere in circostanze che, via via, stanno apparendo sempre più grottesche. A tale obiezione riconosco che mi sarebbe ben difficile replicare.

E, allora, mi pongo una domanda piuttosto semplice. Come mai la Sottocosta Crociere (sarebbe opportuno ribattezzarla così, visto quel che è successo), azienda leader nel settore, business stratosferico, fatturato annuo superiore al bilancio dello stato della Guinea Equatoriale (o di poco inferiore a quello del Burkina Faso), pubblicità martellanti e navi delle stesse dimensioni di casermoni popolari a Quarto Oggiaro, mette al comando un imbecille del genere? Ma temo che resterà una domanda senza risposta. Anche perché i gesti dello Schettino non sembrano essere affatto isolati, né da parte sua, né di altri suoi colleghi. "Sfide" sulla pelle dei passeggeri, "inchini", bravate varie per dimostrare chissà cosa.

Non sto ovviamente ironizzando, o facendo del sarcasmo, su una tragedia. Ma la vera mancanza di rispetto nei confronti di chi è morto, da passeggero o da lavoratore, sulla Sottocosta Concordia, sarebbe non dirle, certe cose. Trenta morti in mare per una stronzata, un ecosistema marino intero messo a repentaglio, un danno economico incalcolabile e un danno di immagine ancora più enorme: quest'ultima, purtroppo, è una considerazione da fare. Deve essere fatta perché la Sottocosta Crociere, sembra, ha ventiquattromila dipendenti.

Pampalea, quindi, suggerisce ai proprietari e ai dirigenti di quella compagnia, da ora in poi, di scegliere un po' meglio chi mettere al comando delle navi. I quali, peraltro, percepiscono circa 12.ooo euri al mese; bene, li percepiscano standosene a comandare la nave sul serio, e non perdendo tempo in mondanità, celebrazioni di matrimoni, sfide cretine, bei pranzi con belle donne, paginette Facebook e altre cose del genere, per poi combinare catastrofi bibliche e scappare lasciando tutti nel guano fino al collo. Altrimenti, suggerisce sempre Pampalea, sarebbe meglio far comandare capitan Findus.



martedì 10 gennaio 2012

Firenze: Ancora chiuso il Fondo Comunista



Comunicato del Collettivo del Fondo Comunista, che volentieri viene pubblicato.

CHIUSURA DEL FONDO COMUNISTA
PONTI D'ORO A CASAPOUND E CASAGGÌ
ECCO LA “SOLIDARIETA' ” DEL FASCISTA RENZI E DEI SUOI SERVI

Martedì 10 gennaio la sede del Fondo Comunista, alle Case Minime di Rovezzano, è stata di nuovo “visitata” dagli sgherri dell'assessore al patrimonio, Fantoni. Ancora una volta senza nessun preavviso la serratura è stata cambiata impedendo l'accesso al Fondo e, di fatto, chiudendo la sua attività ventennale

In una realtà come quella delle Case Minime, completamente abbandonata a se stessa, il Fondo Comunista e l'Associazione “Angela e Ciro” (che presso il Fondo ha sede) svolgono oramai da due decenni le uniche azioni di lotta e di solidarietà fattiva per la popolazione del quartiere. Ora, con il pretesto di “morosità” nell'affitto quando l'uso del Fondo era stato concesso gratuitamente, a suo tempo, dall'allora assessore Adalberto Tirelli (di cui l'attuale podestà Renzi era notoriamente un tirapiedi), la cricca fascista al potere a Firenze tenta di eliminare un'altra realtà sociale e antagonista scomoda.

Se diciamo “fascista” non è per usare parole ad effetto, ma per fotografare la realtà dei fatti. Dopo i fatti del 13 dicembre e la strage razzista di Piazza Dalmazia, la risposta del Comune di Firenze e delle altre “autorità” è stata, da una parte, una stretta repressiva ancora maggiore nei confronti delle realtà antagoniste e antifasciste fiorentine, e, dall'altra, i consueti ponti d'oro verso i fascisti, che possono continuare a scorrazzare liberi e ben protetti.

Solidarietà”? Sí, ma verso Casapound e Casaggì. Talmente tanta, che il 4 febbraio prossimo potranno organizzare la solita parata in pompa magna per le “foibe”, ancora una volta con la presenza della nazista Giorgia Meloni. L'assessore al patrimonio, Fantoni, è ancora una volta in prima fila lavorando incessantemente per la svendita ai privati del patrimonio comunale che dovrebbe invece salvaguardare. “Casualmente”, come anche nel caso dell'immobile di via dei Conciatori, tale svendita riguarda principalmente le sedi di realtà sociali e antagoniste, da coniugare ovviamente con gli sgomberi e le espulsioni già effettuate o programmate dal suo caporione Matteo Renzi.

Il Fondo Comunista, realtà che si batte da vent'anni per il miglioramento delle condizioni di vita in un quartiere povero e abitato in massa da immigrati, viene chiuso. Casapound, covo di assassini razzisti, viene non solo tenuto aperto, ma coccolato e foraggiato. A Casaggì, il sedicente “centro sociale di destra” che celebra i cecchini che sparavano sulla gente inerme, viene permesso di occupare mezza città per ricordare le “vittime del comunismo” poco più di due mesi dopo che uno di loro ha provocato sangue e morte per le strade di Firenze. Questa è la “solidarietà” di Renzi, Fantoni e dei loro compari, Per questo, e non per un vezzo o per fare un facile slogan, li chiamiamo fascisti. E' ora di chiamarli col loro nome.

Il Fondo Comunista resisterà e continuerà a agire come ha sempre fatto. Ma, per farlo, HA BISOGNO DELLA SOLIDARIETA' E DELL'AIUTO DI TUTTI COLORO CHE, A FIRENZE E ALTROVE, NON SONO DISPOSTI A CEDERE AI DIKTAT, ALLE SVENDITE E AGLI SGOMBERI FORZATI DEL PODESTA' MEDIATICO RENZI, DELL'ASSESSORE AL MERCIMONIO FANTONI E DEGLI ALTRI LORO COMPAGNI DI MERENDE.

Collettivo del Fondo Comunista – Via di Rocca Tedalda 277, Firenze.

martedì 3 gennaio 2012

Strada sbarrata agli Slovacchi


Bientina (Pisa), dicembre 2011.

domenica 1 gennaio 2012

La devastazione di Firenze


Buonasera.
E anche buon anno, mi dicono che tra voialtri umani si usa così. Sarà.
Oggi pomeriggio me ne sono andata, dopo tanto che non mi capitava, a fare un giro per il centro storico di Firenze.

Il centro storico di Firenze è quella cosa dove, da qualche giorno, esattamente dalla mattina del 13 dicembre scorso, è necessario mostrare il grande cuore e la solidarietà cittadina:


Ho scattato questa foto in Piazza Santa Croce, sul lato opposto alla chiesa. Dal balcone di un palazzo storico (nel centro di Firenze tutto è storico, a parte la storia), detto Casino della Silvia (probabilmente per l'uso virtuoso che ne veniva storicamente fatto), pende la bandiera della Repubblica del Senegal. Giusto sotto la bandiera di Napolitano e quella di Van Rompuy. Perché, come è noto, da un paio di settimane a Firenze siamo tutti senegalesi.

Il centro storico di Firenze è anche quella cosa dove, però, basta girare l'angolo per constatare quanto effettivamente siamo tutti senegalesi e per toccare con mano la solidarietà e il gran cuore. Il centro storico di Firenze è quel posto dove quanto segue è proibito, a cura dello stesso comune rimpatriasalme:



Le due foto sono state scattate, appunto, girato l'angolo. In una storica stradina laterale, Borgo de' Greci, detta da qualche mese Borgo Default. Vi si vedono gli abusivi, con tutta probabilità senegalesi. Sono gli stessi cartelli che il Comune del Sindaco dal Grande Cuore (nonché del Bello) ha fatto sistemare al mercato di San Lorenzo; lo stesso dove il famoso Casseri ha provato a completare la sua stragepound (o casamassacro). E non li ha mica fatti rimuovere, sapete; sono ancora tutti lì. Ci resteranno anche dopo che lo stesso Sindaco della Solidarietà avrà fatto sloggiare non solo gli abusivi, ma anche metà mercato. Si vede che non è abbastanza storico.

Il centro storico di Firenze è anche quella cosa dove, invece, quanto segue è permesso:


Si tratta dei prezzi di due completini per signora, indispensabili accessori compresi, in vendita presso il negozio Hermes di via Tornabuoni. Se cliccate sull'immagine, potete constatare che, per un cappotto, ci vogliono 5300 euro. Per la borsa Illico (avverbio latino, ma che in francese significa qualcosa come "sul posto all'improvviso" o "lì per lì") ce ne vogliono invece 5600. Per acquistare tutto il manichino, sul posto all'improvviso, ci vogliono in tutto 23.315 euro. Per acquistare lì per lì il contenuto del manichino accanto, invece, di euro ce ne vogliono solo 11.303. Roba da barbona, da clocharde.

E andando avanti per tutto il centro, non soltanto nella via Tornabuoni recentemente pedonalizzata, non è altro che una sequela interminabile di scarpari, di buticche, di moda alta, media o bassa ma ugualmente di merda, di stronzate non meno inutili di quelle vendute a dieci euro dagli abusivi.

E, allora, si tocca con mano la devastazione di Firenze.
Quella vera. Quella incoraggiata e foraggiata. Quella che non tollera nemmeno un negro che vende collanine, o una bancarella dove si potrebbero installare tanti prestigi. Quella che non tollera più nessuna attività sociale. Quella che non tollera più nemmeno gli abitanti. Di qualsiasi colore.


La foto sopra raffigura un pittoresco vicolo del centro storico di Firenze. Anche il nome è pittoresco: si chiama vicolo del Panico. Si dovrebbe dire panìco, dal cereale; però tutti dicono pànico. Fino a pochi anni fa aveva un aspetto molto diverso; ora è persino semichiuso da un cancello. C'era, al numero 2, la sede del Circolo Anarchico Fiorentino. Pensate: il Circolo Anarchico in vicolo del Pànico. Lo conoscevo bene, quel posto. Intollerabile in mezzo a Disneyland. Un giorno sono arrivati con lo sgombero coatto, botte, inutili resistenze, arresti, processo, condanne. Oggi il numero 2 di vicolo del Panico è questo:


E ci abitano questi prestigiosi signori, con tanto di videocitofono:


Il Circolo Anarchico è trasmigrato in via dei Conciatori; da dove sta per essere di nuovo sloggiato perché il Comune ha messo all'asta tutto l'immobile. Lo ha comprato una Società Immobiliare la quale, curiosamente, sembra essere stata costituita soltanto tre giorni prima dell'asta in questione. Ma tanto, cosa lo dico a fare; il centro storico di Firenze non c'è più. Se n'è andato. Desertificato. Le attività artigianali, il piccolo commercio, l'associazionismo, il tessuto sociale, i mercati: eliminazione. Stilisti e banche. È ovvio che siano repressi duramente coloro che attentano all'integrità delle vetrine: il centro di Firenze non è diventato altro che un'unica, stupida, tronfia vetrina e un blob di alberghi più o meno di lusso, pizzattaglio, pellai, stracciai dai nomi esotici, ristoranti di merda e negozi di paccottiglia.

Il problema, è che bisognerebbe che non mi ricordassi di com'era prima. Vorrei non averla vista, percorsa, vissuta. Vorrei non dover esercitare la memoria quelle rare volte che, ormai, ci metto piede. Se esiste ancora una città, è emigrata altrove. e in plaghe sempre più lontane dal centro. In centro non è rimasto niente, nemmeno il tribunale e la galera; in via delle Murate c'è uno scalino / e chi non lo ha salito non è fiorentino, si diceva. Ora, al posto di quello scalino, ci sono appartamentini fighi ricavati nelle vecchie celle e café modaioli e "artistici". Sai ganzo abitare e fare happenings dove Giancarlo Del Padrone è stato abbattuto da un poliziotto durante una rivolta; era il 24 febbraio 1974. Un'altro secolo, un'altra città.