lunedì 25 gennaio 2010

Mannu libero. Fino alle Sieci.


La notizia, che urlo miagolando ai quattro venti, è di oggi. Normalmente la avrei data così:

IL MANNU È LIBERO !!!!!

Però, viste le particolari modalità di questa cosiddetta libertà, la darò così:

Il Mannu è libero !!!!!!

Questo perché, sì, oggi a Francesco Mannucci sono stati revocati gli arresti domiciliari. Vale a dire che anche al sor Tribunale di questa città si devono essere accorti che esistono i raudi, e che sono in libero commercio. Insomma, come dire: a un compagno, a un lavoratore, a un ragazzo di 26 anni sono stati rubati alcuni mesi di vita per un petardo, per una rissa che non c'è stata, per dei titoli imbecilli su fogliacci di carta da culo, e per ribadire che cos'è in primis che lo "Stato" italiano si occupa di reprimere nel mentre osanna, esalta e addirittura santifica individui come questo.

Però, attenzione. Il Mannu è libero, sì; però con obbligo di dimora. In pratica, non può uscire dal suo comune di residenza e, in particolare, gli è stato fatto assoluto divieto di entrare nel comune di Questa Città. In pratica, gli è stata concessa la libertà di uscire dalla casa dei genitori, dove era rimasto segregato per un certo periodo, e di tornare a casa sua (che fortunatamente si trova nello stesso comune). Sempre nel suo comune potrà muoversi come vuole, potrà tornare (credo) a ricevere telefonate e a comunicare col mondo esterno, ma senza uscire dal territorio comunale di Pontassieve. La libertà di movimento termina alle Sieci.

Immaginate un po': per raggiungere Pontassieve da questa città ci vogliono venti minuti in macchina, e trentacinque in autobus. Non ci si accorge nemmeno di cambiare comune: prima, al Girone, si entra nella parte rivierasca di quello di Fiesole, e poi, appunto alle Sieci, in quello di Pontassieve. Per un altro periodo, a discrezione del Tribunale, il mondo "libero" di Francesco Mannucci, detto Mannu, terminerà alle Sieci. Le Falle, Compiobbi, l'Anchetta e il Girone, paesaggi banali di ogni giorno, diventeranno un territorio proibito; al pari di San Francesco, che è appena al di là del ponte ed è attaccato a Pontassieve, ma è già comune di Pelago.

E, allora, è opportuno dire che questa libertà di oggi, che pure non è poca cosa dato che permette al Mannu almeno di respirare un po' d'aria, di vedere le stagioni e di stare con la sua ragazza nella loro casa, altro non è che l'ennesima gradazione della galera. Quando entri in galera, in realtà non ne "esci". Prima devi passare per tutta una serie, una matrjoška di restrizioni. Si comincia con la cella. Con la galera vera e propria. Coi secondini, con le sbarre, con le schifezze di casanza, con l'ora d'aria. Ne esci per andare alla galera a domicilio: genitori, niente comunicazioni, eccetera. Poi si passa alla galera territoriale: il carcere si dilata fino a comprendere l'intera estensione di un comune. Alla fine, sarai libero, ma libero nella galera generalizzata che è diventata la cosiddetta "Italia".

Nel frattempo, tanti altri compagni sono ancora alla "prima fase". Alla galera autentica. Ai secondini, alle sbarre e a tutto il resto. Ce ne sono di nuovi, magari per il nome che portano. Gridando Mannu libero! si deve continuare a gridare libertà per tutti i compagni, per tutti gli antifascisti, per tutti gli antagonisti incarcerati. E senza nessuna distinzione tra le varie gradazioni.

L I B E R I T U T T I ! ! ! ! !

E, se tanto mi dà tanto, uno di questi giorni si vedrà qualcuno andarlo a gridare dall'alto delle colline di Santa Brigida, che è ancora nel comune di Pontassieve. Oltre, no. All'Olmo è già Fiesole. Il Monte Senario è già Vaglia.

Nella foto: Le Sieci viste dall'Arno, ca. 1920.

lunedì 11 gennaio 2010

Giovanni Sciacalli, consigliere.


Dai miei amici Sussi e Biribissi ricevo, con gradita richiesta di pubblicazione.

Da oltre vent'anni, il CPA - Centro Popolare Autogestito Firenze Sud, svolge una miriade di attività che coniugano la militanza attiva antagonista con l'inserimento fattivo nella realtà sociale del quartiere di appartenenza, e dell'intera città. Tutto questo nonostante un doloroso sgombero per far posto al solito ipercentro commerciale, ed un'ostilità nei suoi confronti confezionata a tavolino da alcuni esponenti politici e da certa stampa. Ostilità che, va detto, non è mai riuscita a scalfire né il rapporto del CPA con la popolazione, né il suo essere soggetto politico di primaria importanza.

Il CPA opera da sempre nel solco della solidarietà di classe, senza per questo tirare in ballo i vuoti "valori" di cui tanto si sente cianciare in questi ultimi tempi. Solidarietà di classe significa porte costantemente aperte. Chiunque può entrare e uscire liberamente dal CPA, certo di trovare, in ogni tipo di difficoltà, un piatto di minestra e un posto dove dormire. In una società in cui il rifiuto, la chiusura e la paura sembrano essere divenute regole, al CPA sono in vigore l'accoglienza, l'apertura ed il coraggio. Al CPA non si ragiona, e non si è ragionato mai, in termini di sicurezza (ovvero di criminale securitarismo), ma di generosità e soccorso. L'antifascismo del CPA non si misura soltanto nella lotta contro il neofascismo "politico", ma anche e soprattutto nella lotta contro l'egoismo, contro il razzismo quotidiano, contro la discriminazione di ogni tipo.

Nella notte tra sabato e domenica scorsa, 9/10 gennaio, al CPA si è verificato un drammatico episodio. Un'aggressione ad opera di una persona con problemi psichiatrici, che dal CPA era stata, come tutti, accolta e rifocillata. È questa la prassi normale presso il CPA, prassi alla quale non si intende minimamente rinunciare in quanto criterio fondamentale della solidarietà militante.

L'aggressione si è svolta, senza nessuna "causa scatenante" di qualsivoglia natura, ai danni di un militante storico del CPA. Ed è questo un fatto che la "stampa" cittadina (in primis La Nazione) stavolta si è (stranamente) premurata di riportare correttamente. Non vi è stata nessuna "rissa", nessun "problema di ordine pubblico", nessun "confronto". Un episodio che poteva accadere ovunque, anche in mezzo di strada; proprio nella nostra città, nello scorso mese di maggio, un innocente pensionato è stato ucciso proprio nello stesso quartiere del CPA, all'ingresso del suo fondo, da uno squilibrato di nazionalità americana. Per questo episodio, però, nessuno ha pensato di tirare in ballo l' "ordine pubblico". Il fatto che al CPA venga accolto chiunque non solo non è un reato, ma attiene ai più elementari criteri di umanità e di solidarietà. Criteri che, però, sembrano oramai essere divenuti estranei alla società dell'egoismo, della meschinità e della carogneria generalizzata.

Egoismo, meschinità e carogneria che, ancora una volta, trovano perfetta espressione nel "comunicato stampa" emesso dalla solita triade formata dai consiglieri Donzelli, Calì e Gandolfo, esponenti del cosiddetto "Partito Delle Libertà". Non nuovi certamente ad "exploits" del genere, ma che con questo oramai rasentano il disgusto più totale; e un disgusto umano, più che "politico" (in quanto di "politica" non si riscontra assolutamente niente nell'agire di questi tre individui dai quali -va detto- oramai prendono le distanze anche dei loro vecchi "camerati" evidentemente ancora dotati di un minimo di discernimento).

La ragione di vita di questa "triade" sembra essere oramai divenuta esclusivamente la chiusura del CPA; ed ogni occasione par loro buona per ribadirlo. Anche un episodio come quello di sabato scorso viene sfruttato dai tre per le loro farneticazioni, se possibile ancora più ributtanti. Ancora una volta, e senza spendere nemmeno mezza parola di augurio per un cittadino aggredito senza motivo, i tre blaterano di "occupazioni abusive" e di "concerti privi di autorizzazione", non senza passare per l'immancabile "base di appoggio alle nuove Brigate Rosse e ai CARC" ed altre amenità del genere. A tale riguardo, vorremmo ricordare ai tre ineffabili consiglieri che nessun magistrato si è mai sognato di accusare il CPA di essere "base" di alcunché; ma comprendiamo che, al posto di una normale magistratura, a questi tre fascistelli d'accatto garberebbe un tribunale speciale sullo stile di quello del loro nonnino appeso per i piedi a Piazzale Loreto.

Non contenti di avere organizzato "raccolte di firme" senza alcun esito (a parte quello di essere presi per i fondelli da tutti), non contenti di essersi in svariate circostanze ricoperti di ridicolo, non contenti di essere regolarmente ignorati per palese incapacità di agire nel nome della cosa pubblica, non contenti di organizzare festicciuole e meeting in localini questi sì, stavolta, fatti chiudere dalla magistratura per spaccio di droghe pesanti, i tre vengono a parlare di "responsabilità politica" e di "illegalità". Rispondiamo che illegale dal punto di vista umano e anche politico è la loro costante azione di sciacallaggio, di disinformazione, di protervia coniugata con la più assoluta pochezza. Se la prendono, i tre, anche con l'assessore Mattei, "reo" di aver semplicemente constatato, qualche tempo fa, che il CPA rappresenta un patrimonio insostituibile nel tessuto cittadino e che svolge attività riconosciute dal quartiere e dalla comunità. Un'elementare e corretta constatazione, una volta tanto da parte di un rappresentante istituzionale di una città che non ha ancora abdicato (pur con segnali assai inquietanti) alle ronde, ai controllori razzisti sui mezzi pubblici, ed a tutte quelle misure che fanno tanto trend nelle amministrazioni fascio-leghiste che in Toscana (con la sola eccezione di Prato, di cui peraltro il Donzelli è nativo) non riescono a "sfondare" nonostante il profluvio di denaro messo a disposizione dal Signore e Padrone.

A quest'opera di continuo sciacallaggio da parte di questi tre individui è ora di mettere definitivamente un freno, attivandoci per denunciare e bloccare ogni sorta di menzogna e di tentativo di sfruttamento per creare ostilità il cui fine va, chiaramente, ben al di là del semplice CPA. Il CPA non si è mai lasciato intimidire dalle uscite di questi bellimbusti che non rappresentano nessuno e la cui incidenza nella città non va al di là di piagnistei mediatici che fanno generalmente sghignazzare; e non si lascerà intimidire nemmeno ora.

Al compagno aggredito vanno tutta la nostra solidarietà nonché gli auguri di prontissima guarigione; certi che lui stesso, in ogni momento, non cesserà di accogliere al CPA chiunque vi si presenti. A Donzelli, Calì e Gandolfo vanno invece tutte le espressioni del nostro più profondo disgusto. Probabilmente, neppure chi svolge militanza nel campo a noi più radicalmente avverso sarebbe arrivato a tanto. Certo è che, se il Donzelli intende con questo trovare appigli per una "carriera" in alto loco, si prepari prima o poi a svolgerla al massimo, solo e dimenticato, come consigliere di una bocciofila di campagna, o magari di una qualche congrega cattolica e tradizionalista stando però attento a non farsi beccare mentre "sostiene le ninfomani".


lunedì 4 gennaio 2010

Sculo nero?


Dopo una colossale ronfata che ha coperto anche il "capodanno" (tanto noialtri gatti gli "anni" li contiamo in modo diverso da voi, non so se lo avevate capito...), mi sono finalmente decisa a sgranchirmi le zampe con una bella giratina per il centro. Certo che ho scelto proprio una bella seratina: freddo da pelare, nevischio e un umido buono per le anguille, non per i gatti. Insomma, come dire, sembrava d'essere di gennaio; ah, però mi dicono che siamo di gennaio. Brutti, bruttissimi mesi quelli che finiscono in -aio; ma tant'è. Per arrivare al sole bisogna passarci per forza.

Infreddolita alquanto, sono passata per una piazza dove vo spesso, anche perché ci ho certi amici e certe amiche di pelo che mi segnalano sempre cose interessanti. Come questa curiosa scritta su un muro, che dev'essere il disperato sfogo di un qualche umano mangiaverdura. Intendiamoci: io non ho assolutamente niente contro i mangiatori di verdura, anche se preferisco un pesce come Iddio comanda o, al limite, un topacchione bello grasso à la Strogonoff. Ognuno mangia quel che vuole, e ne sa qualcosa l'amico Sussi che mi ha accompagnato. Quando ha visto quella scritta ha avuto una reazione ancor più curiosa della scritta: prima è sbiancato in volto, poi s'è messo a ridacchiare nervosamente, ha debitamente fotografato e infine s'è infilato da un trippaio sbafandosi due panini col lampredotto in quattro minuti netti. Quando gli ho chiesto il perché di quell'anomalo comportamento, ha palesemente glissato cominciando a parlare del tempaccio infame, di Immanuel Kant (sul quale, beninteso, non sa assolutamente una sega a parte la solita bischerata della legge morale), dell'ultimo acquisto della squadra cittadina di pallone e d'altre cose. Insomma, ho come il vago sospetto che il mio amico volesse sviare il discorso, e che nel suo passato ci debbano essere dei segreti inconfessabili. Non so se abbiano a che fare con il veganesimo o con la gotta, però.

Certo che, ragionandoci sopra, c'è qualcosa che non mi torna. A quanto ne so, la gotta deriva da un eccesso di acido urico nel sangue, in conseguenza di un'alimentazione smodatamente ricca di carni rosse, pesce (sigh), zucchero e alcool; proprio per questo, nella storia, è stata chiamata la malattia dei ricchi o addirittura dei re; e tuttora appartiene alle cosiddette "malattie del benessere". Insomma, nutrirsi di verdure e di prodotti vegetali la gotta proprio non la fa venire. Siamo quindi di fronte al grido disperato di uno sculato nero, un povero vegan che potrebbe avere problemi genetici o un'insufficienza renale (oh, non fatevi strane idee su di me: 'ste cose me le sono andate a vedere su Wikipedia, eh)? Chi lo sa. Anche se preferisco di gran lunga avere il sospetto che la scritta sia una presa per il culo rivolta ai vegani; e sono ragionevolmente certa che anche ogni bravo vegano avrebbe questa mia stessa preferenza, visto il quadro patologico che altrimenti dovrebbe giustificare la cosa.

Andandomene in mezzo a tutti questi pensieri mi son detta che ero andata là, in fondo, per farmi due risate con una scritta un po' bizzarra. Me le son fatte all'inizio, però noialtri gatti siamo famosi per i retropensieri. Anche il mio amico Sussi era pensoso, ma credo che lo fosse per altre cose abbastanza imperscrutabili. E comunque ognuno mangi quel che vuole, per Amon Râ. Nel mondo ci sono milioni di persone e di animali che crepano di fame, ed è peggio della gotta.